Imposte

La riforma pro crescita punta sull’addio all’Irap

Sul tavolo l’inglobamento dell’imposta nell’Ires, 20 giorni per l’accordo in Parlamento<br/>

di Gianni Trovati

C’è il superamento dell’Irap ai primi punti di una possibile agenda condivisa dal Parlamento per la riforma del fisco. L’obiettivo non è ovviamente un’abolizione secca in deficit, perché i 14,5 miliardi di gettito garantito dai privati non lo permetterebbero (i 10 miliardi delle Pa sono invece una partita di giro). Ma un’archiviazione dell’Irap inglobandola nell’Ires darebbe una bella spinta nel nome della semplificazione, e cancellerebbe i paradossi di un’imposta che colpisce anche le imprese in perdita e tassa i fattori della produzione: un meccanismo, sembrano concordare i partiti, per il quale non ci può più essere spazio in un fisco da ripensare per disinnescare i freni tributari alla crescita.

Il punto è emerso con chiarezza nel convegno «Quale fisco per il futuro: obiettivo riforma» organizzato dal Sole 24 Ore in modalità online. I lavori sono stati aperti dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, e dall’Ad del Gruppo 24 ORE, Giuseppe Cerbone. Il Convegno ha messo a confronto Governo, Parlamento, imprese, categorie ed esperti sulle prospettive della riforma. Dopo le relazioni di Massimo Bordignon, Angelo Cremonese, Massimo Basilavecchia e Carlo Garbarino, è partita la tavola rotonda fra esponenti dei partiti e delle categorie.

E non bisognerà attendere molto per capire se il progetto Irap è destinato a decollare. Il 30 giugno è la data fissata per il voto nelle commissioni Finanze di Camera e Senato sui documenti conclusivi dell’indagine conoscitiva avviata a gennaio. Le decisioni parlamentari, spiega il Pnrr, dovrebbero essere la base per la legge delega che il governo deve presentare entro fine luglio. La sfida è complessa ma i suoi termini sono semplici: il Parlamento potrà avere un ruolo centrale se riuscirà a costruire nelle tre riunioni plenarie previste nei prossimi 20 giorni un menù di interventi unitario, altrimenti il boccino passerà al governo che dovrà costruire l’impianto della riforma su cui poi cercare le adesioni dei partiti.

Il fisco è terreno politicamente minato, ma nelle diverse proposte depositate dai partiti in questi giorni una strada sembra spuntare. «Giugno è il mese della maturità per 500mila ragazzi ma anche per i partiti - ragiona Luigi Marattin, che da presidente della commissione Finanze della Camera ha ideato e condotto l’indagine parlamentare insieme con Luciano D’Alfonso, suo omologo al Senato -, ma questa volta lo è anche per le forze politiche chiamate a discutere di tasse senza cedere troppo alla propaganda che negli ultimi 20 anni ha impedito una riforma vera». Per Marattin «un terreno comune si intravede», e può essere rappresentato da un «filtro per la crescita», cioè una griglia di criteri che concentri gli interventi sulla rimozione degli ostacoli fiscali alla produzione. «I lavori di questi mesi mostrano che quando si entra nel merito si riesce a togliere il problema dell’ideologia», concorda D’Alfonso.

Nel concreto, queste petizioni di principio cominciano a ruotare su un elenco di temi : l’eccesso di progressività sul ceto medio, prodotto dall’incrocio fra il salto di aliquota (dal 27 al 38% a quota 28mila euro lordi) e il decalage di detrazioni e bonus, la semplificazione operativa, il consolidamento con legge rinforzata delle parti cruciali dello Statuto del contribuente, la cancellazione di 19 micro-tasse (dal superbollo alle tasse su laurea e insegnamento, dalla tassa regionale per l’abilitazione professionale all’addizionale sui canoni per le utenze idriche) e la codificazione delle norme tributarie sparse in modo ormai caotico nell’ordinamento.

A questo elenco provvisorio indicato da Marattin e D’Alfonso i Cinque Stelle con Emiliano Fenu aggiungono «la spinta alla cedibilità dei crediti d’imposta e la possibilità di liquidare alcuni bonus senza aspettare le dichiarazioni sul modello cashback». «Su alcuni temi siamo tutti d’accordo», sottolinea Massimo Bitonci dalla Lega, rivendicando al Carroccio il merito «di aver già presentato in questi anni proposte di legge su questi punti» come la trasformazione dell’Irap in un’addizionale regionale all’Ires. Fratelli d’Italia con Giovanbattista Fazzolari chiede di «immaginare una tassazione diversa per le imprese per premiare chi assume», e da Forza Italia Sestino Giacomoni gela gli slanci unitari individuando «posizioni inconciliabili» fra un «centro-destra votato al taglio delle tasse e una sinistra del tassa e spendi». «Allora aboliamo tutte le tasse», ribatte con una provocazione Luca Pastorino di Leu, ricordando la necessità evidenziata dalla pandemia di «garantire elevati livelli di welfare». Uno sforzo unitario, insomma, esiste: ma le prossime settimane si annunciano animate.

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