Controlli e liti

Liti fiscali, 3 miliardi in 30 anni per i nuovi giudici professionali

La relazione tecnica evidenzia che con i magistrati tributari di ruolo la produttività media rispetto agli onorari crescerà di 4,5 volte. Tra il 2024 e il 2030 saranno banditi concorsi per 68 posti all’anno

 Nuove regole per i  tributari

di Ivan Cimmarusti

Per riformare la giurisdizione tributaria si spenderanno nei prossimi trent’anni oltre 3 miliardi di euro, 2,6 dei quali solo per il nuovo magistrato fiscale che andrà a sostituire l’attuale “onorario”. È il costo di questo riassetto ordinamentale: un passaggio fondamentale per attuare i principi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che indicano nel contenzioso una leva di sviluppo economico, anche considerato il valore delle cause, circa 40 miliardi di euro all’anno tra fase di merito e di legittimità.

La spesa giustifica gli obiettivi: migliorare la produttività e la qualità dei giudicati. Lo dicono le stime della Ragioneria generale dello Stato, allegate al Ddl di riforma - voluto dal ministro dell’Economia Daniele Franco e dalla Guardasigilli Marta Cartabia - arrivato mercoledì all’esame della commissione Finanze del Senato. Si calcola che anche con la riduzione dell’organico, i 576 nuovi magistrati «professionali e a tempo pieno», selezionati con concorso pubblico, avranno una produttività quasi 5 volte superiore di quella dei circa 2.952 «onorari con impegno part-time» che oggi svolgono la funzione giudicante come secondo lavoro pur se nel pieno rispetto delle regole. Ma andiamo per gradi.

Nel triennio 2017-2019, ai 2.952 giudici onorari il Mef ha liquidato compensi per oltre 180 milioni di euro, circa 60 milioni annuali. Mediamente ogni “onorario” ha una retribuzione di 20mila euro all’anno ma per una produzione media che si aggira sulle 83 sentenze. L’alto numero delle definizioni complessive della fase di merito – nel 2019 sono state 227.844 – è dovuta, dunque, al numero di giudici onorari impiegati, eccessivo rispetto alle reali esigenze di organico come emerge dai dati della direzione Tributaria del Mef. A ciò si aggiunga un altro aspetto di non poco conto: la qualità di queste sentenze, considerato quell’ormai noto 40-46% di provvedimenti del secondo grado che sono regolarmente annullati in Corte di cassazione, creando così ulteriore sovraccarico per il giudizio di legittimità già intasato da oltre 47mila arretrati. Tra gli attuali giudici onorari, infatti, risultano una serie di categorie che non sempre possono certificare quella professionalizzazione giuridica richiesta da anni dai principali attori del contenzioso. Di fianco a commercialisti, avvocati e magistrati professionali di altre giurisdizioni che svolgono anche la funzione onoraria nel tributario, ci sono pure geometri, architetti, ingegneri, agronomi e professori di scuole superiori.

Secondo la Ragioneria dello Stato, il cambio dello status del giudice potrebbe garantire un aumento della produttività del singolo giudice. Si stimano 374 sentenze all’anno contro le 80 dell’onorario. Nella relazione è annotato che la proiezione del numero dei magistrati professionali da assumere a regime tiene conto, in via prudenziale, di una definizione media di circa 215mila controversie annuali, dunque grosso modo sui valori attuali ma con la garanzia che provengono da soggetti che hanno superato un concorso pubblico e che hanno un impegno a tempo pieno.

Il programma di immissione dei nuovi 576 giudici professionali segue una tabella di marcia serrata: 100 unità per il 2023 saranno selezionate tra i 1.453 magistrati di altre giurisdizioni che già svolgono la funzione onoraria da almeno 5 anni e che alla data di scadenza della presentazione delle domande non abbiano compiuto i 60 anni, visto il pensionamento obbligatorio a 70 anni. Per la Ragioneria rispondono al requisito anagrafico solo 742 giudici tra i 41 e i 59 anni.

Tra il 2024 e il 2030 ci saranno i concorsi pubblici: saranno bandite prove, con una spesa di 1,3 milioni di euro, per selezionare annualmente le ulteriori 68 unità di nuovi magistrati tributari professionali, così da raggiungere la quota di 576.

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