Imposte

Una nuova Iri per i redditi d’impresa e professionali

di Giorgio Gavelli

Forse, questa volta, ci siamo. Negli articoli 3 e 4 del disegno di legge delega varato dal Consiglio dei ministri viene riproposto un sistema duale di tassazione Irpef che richiama alla mente l’Iri, prevista dalla Legge di bilancio del 2017 con l’introduzione nel Tuir dell’articolo 55-bis, e poi abrogata, senza essere mai effettivamente entrata in vigore, con la legge di Bilancio 2019. Il sistema disegnato all’epoca – anch’esso frutto di tentativi precedenti non concretizzatisi – prevedeva in sintesi la tassazione separata alla medesima aliquota Ires del reddito d’impresa spettante a imprenditori individuali, collaboratori familiari e soci di società a base personale, con deduzione dei rispettivi prelievi, che, invece, entravano a far parte del reddito complessivo a tassazione ordinaria.

L’articolo 3 della delega prevede ora che i «redditi direttamente derivanti dall’impiego di capitale nelle attività d’impresa e di lavoro autonomo condotte dai soggetti» non Ires venga assoggettato a tassazione con l’applicazione «della medesima aliquota proporzionale di tassazione dei redditi derivanti dall’impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare». Concetto poi ribadito all’articolo 4, dove la revisione dell’Ires ha come obiettivo la coerenza del complessivo sistema di tassazione del reddito d’impresa con il sistema di imposizione “duale”, per giungere ad una neutralità tendenziale tra i diversi sistemi di tassazione delle imprese che riduca al minimo le distorsioni di natura fiscale nella scelta delle forme giuridiche e organizzative con cui “fare impresa”. Con l’intento - aggiunge la relazione di accompagnamento - di favorire la crescita dimensionale delle imprese più piccole.

Si tratta di concetti che andranno “riempiti” di contenuti tecnici, e già da ora si intravvedono punti assai delicati (ad esempio l’accostamento tra l’impiego di capitale ed il lavoro autonomo) e profili innovativi (l’assimilazione tra l’imposizione sui redditi d’impresa e quelli ricavabili da altre forma di impiego del capitale, come le rendite immobiliari, che oggi hanno una tassazione ordinaria “di default” ma, a determinate condizioni, una diffusa opzione per una imposizione sostitutiva assai ridotta).

C’è da chiedersi se, nel sistema disegnato dalla riforma, vi sarà ancora spazio per regimi agevolati (tipo il forfettario, per intenderci) e se la simmetria nell’imposizione dei redditi di capitale coinvolgerà (come dovrebbe) anche tutti i redditi finanziari. Nodi importanti da sciogliere con l’attuazione della delega riguarderanno anche l’obbligatorietà del sistema duale (l’Iri ricordiamolo, era un regime facoltativo anche se con opzione di durata quinquennale) e la semplicità operativa (principale scoglio che fece naufragare la precedente esperienza).

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