Imposte

Via libera al taglio di Irpef e Irap e all’iperdeduzione sui brevetti

Imprese contro il nuovo patent box. Altagamma «chiama» il Governo

di Marco Mobili e Gianni Trovati

L’ultima tornata di approvazioni per gli emendamenti alla manovra in commissione Bilancio al Senato mette il sigillo sul capitolo fiscale concordato da governo e maggioranza. A Palazzo Madama è arrivato il via libera al primo modulo della riforma Irpef, che riduce da cinque a quattro le aliquote e riscrive rafforzandola la curva delle detrazioni, all’addio dell’Irap per le persone fisiche e le ditte individuali e alla riformulazione della disciplina sul Patent Box che continua a non piacere alle imprese.

Supera quindi quello che di fatto era l’ultimo ostacolo parlamentare la nuova Irpef con il taglio da 7 miliardi (6,5 il primo anno) blindata dall’emendamento governativo. L’acceso dibattito con le parti sociali che ha prodotto lo sciopero generale di Cgil e Uil il 16 dicembre non ha modificato l’impianto di una riforma che si presenta come anticipo della riscrittura generale del fisco da attuare con la delega ora a Montecitorio: elezioni presidenziali e conseguenti sussulti politici permettendo.

In questa prima fase, la nuova Irpef premia soprattutto i redditi medi, con un picco di risparmi intorno a quota 40mila euro lordi all’anno, per rispondere all’obiettivo di ricostruire una curva lineare della progressività dopo gli stravolgimenti portati dai bonus per i redditi più bassi (16 miliardi all’anno). L’obiettivo è raggiunto, certifica l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che mostra però anche i limiti del nuovo impianto. L’aliquota marginale effettiva, cioè la richiesta del Fisco per ogni euro di reddito aggiuntivo, non è più sull’ottovolante, ma resta molto alta per tutti, chiedendo il 43% per ogni incremento di reddito da parte dei titolari di dichiarazioni da 28mila euro lordi annui in su. Questo continua a porre un problema per la spinta a crescere e soprattutto per l’effetto sui rinnovi contrattuali, che di fatto vengono mangiati per metà dall’imposta sui redditi. Anche l’architettura riscritta dall’emendamento mostra poi caratteristiche che mal si sposano con l’obiettivo di una riforma strutturale: per esempio le mini-detrazioni aggiuntive per evitare le mini-perdite o i mancati guadagni intorno a quota 28mila euro, e l’ampliamento della forbice fra i dipendenti e gli autonomi.

Anche l’Irap vede in legge di bilancio un intervento che è solo un avvio rispetto alle ambizioni coltivate da larga parte della maggioranza. Alla fine, tirando al massimo le consuete “pieghe del bilancio”, all’imposta sulle attività produttive sono dedicati 1,027 miliardi, che ne consentono la cancellazione per 835mila professionisti e ditte individuali. Che grazie alla legge di bilancio potranno evitare già il prossimo appuntamento, in calendario con il primo acconto di metà giugno.

Il correttivo approvato ieri in commissione Bilancio cambia poi anche l’aspetto del Patent Box. Che si trasforma in una iper-deduzione pari al 110%, aggiuntiva a quella prevista sui costi di ricerca e sviluppo per brevetti, software e beni immateriali coperti da copyright. Si tratta di una misura che comunque non piace alle imprese, soprattutto perché nella nuova versione esclude dall’agevolazione i marchi e il know how. Il cambio di rotta rispetto alle regole attuali colpisce soprattutto le aziende più orientate allo sviluppo dei brand, fattore cruciale per tanti settori del Made in Italy. Proprio per questo, a chiedere un nuovo ripensamento scende in campo anche Altagamma, la fondazione che riunisce i marchi di eccellenza. «È una frenata invalidante proprio mentre si vedono i primi segnali di ripresa», lamenta Matteo Lunelli, presidente di Altagamma. Il comparto, che vale 126 miliardi di euro (il 7,4% del Pil) chiede quindi un «confronto immediato» con il governo.

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