Controlli e liti

Le imprese: strumento utile e migliorabile

Le proposte: mitigare le sanzioni per chi sceglie la collaborazione fiscale

di Alessandro Galimberti

La cooperative compliance? Per le aziende che l’hanno adottata ha comportato un «notevole cambio culturale con il coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali e l’obiettivo di essere trasparenti verso l’interno e verso l’esterno». Le tavole rotonde organizzate a margine del convegno del 27 marzo a Milano segnano il grande interesse dei nuovi potenziali ingressi nei programmi di compliance, ma anche alcune necessità di affinamento dell’adempimento collaborativo. Per Stefano Firpo direttore generale di Assonime «la cooperative è strumento anche per la buona governance societaria: gli investitori internazionali non cercano tanto le aliquote ma certezza e credibilità del sistema. Le nostre Ambasciate devono diffondere le informazioni sul nuovo approccio fiscale in Italia».

Ivan Vacca, condirettore generale di Assonime, sottolinea come la cooperative compliance «mette in sicurezza i bilanci» e richiede un «cambiamento culturale sul versante del contribuente per non essere reticenti, ma la stessa Amministrazione pur restando imparziale deve essere più flessibile». La cooperative è propedeutica per il controllo di tutti i rischi e soprattutto previene i falsi di bilancio, ma allora «perchè si applicano sanzioni amministrative e poi penali per chi sta dentro questo perimetro? Questi punti andrebbero meditati meglio» ha chiosato Vacca.

Quanto alle esperienze dei grandi contribuenti Antonella D’Andrea (Leonardo) ha espresso «un apprezzamento convinto della cooperative, le grandi aziende hanno due obiettivi: integrità e successo, sul versante tax grava poi sempre il rischio reputazionale» quindi ben vengano gli accordi preventivi fondati sulla collaborazione. Collaborazione «cercata» dagli stessi funzionari dell’agenzia, ha detto VIncenzo Carbone «non invece la soggezione del contribuente. Il concetto di crescita culturale dell’impresa narrato negli interventi dei tax payers è una bella sintesi di ciò che vogliamo raggiungere insieme». Quanto agli interventi sulle sanzioni penali - e in particolare sulle soglie di materialità che comportano l’obbligo di comunicazione - «il ragionamento merita attenzione- ha aggiunto Carbone - ma ovviamente impatta più sul versante della politica. E in ogni caso oggi è Importante costruire l’istituto su fondamenta solide e non mettere troppa carne al fuoco, anche perché il nostro problema oggi è la tempistica (lunga, ndr) e dipende dalla scarsità di risorse umane a disposizione».

A questo proposito Il direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini in apertura del convegno aveva ribadito che i nuovi innesti per concorso saranno 6 mila quest’anno e altri 5 mila nel 2024.

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