Controlli e liti

Bonus e scontrini, la Guardia di Finanza accende il faro sul rischio di riciclaggio

Le istruzioni delle Fiamme gialle ai reparti: priorità al contrasto dell’omessa fatturazione per ridurre il tax gap

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Dopo due anni di pandemia la Guardia di Finanza riaccende la macchina dei controlli a pieno regime, senza stressare il tessuto economico sano che è ancora alle prese con gli effetti della crisi ma nella consapevolezza di evitare fenomeni che possono pregiudicare le prospettive di ripresa indicate dal Governo. Dalle istruzioni operative impartite dal Comando generale ai reparti emerge chiaramente come il contrasto all’evasione resti il core business delle Fiamme gialle. Uno strumento duttile destinato ad adattarsi alle esigenze economiche in continuo cambiamento.

L’obiettivo principale è colpire i fenomeni di omessa o insufficiente fatturazione, su cui l’Esecutivo ha appena inviato una corposa relazione a Bruxelles nell’ambito degli obiettivi per il Pnrr. Ma dietro l’angolo c’è sempre di più il riciclaggio, con possibili input alle attività ispettive che potranno derivare sia dalla cessione del 110% e degli altri bonus edilizi sia da frodi di altra natura. Accanto all’evasione, però, cresce sempre di più l’attenzione sulla tutela della spesa pubblica, sia sotto il profilo delle risorse attese dal piano nazionale di ripresa e resilienza sia sul fronte degli aiuti erogati alle imprese in difficoltà. Sono questi i piani di azione che il comandante del terzo reparto operativo, il generale Giuseppe Arbore, illustra a «Il Sole 24 Ore».

L’operazione prenatalizia della Procura di Roma che ha portato al sequestro di 1,2 miliardi di euro di crediti inesistenti per cessioni di bonus edilizi è un fenomeno limitato?

È solo la punta di un iceberg. Il rischio di frodi e di abusi è concreto e impone il tempestivo incrocio delle banche dati fiscali, valutarie e di polizia, anche per contrastare lo strumentale utilizzo di queste agevolazioni da parte della criminalità organizzata. Lavorare in sinergia con l’agenzia delle Entrate ci consente di intervenire con estrema rapidità all’insorgere dell’alert con un immediato coinvolgimento delle Procure e richiesta di applicazione di misure cautelari.

Il decreto antifrodi confluito in manovra vi consente di concentrarvi anche su riciclaggio e altri illeciti connessi?

Sì, gli intermediari finanziari sono obbligati alle verifiche antiriciclaggio e a bloccare l’erogazione del credito in presenza di un’operazione ritenuta sospetta. Questo consente di sviluppare le segnalazioni prima che i crediti vengano monetizzati.

Il riciclaggio è un problema collegato solo ai bonus fiscali?

No, perché si può manifestare in forme variegate e talvolta inaspettate. Le faccio un esempio. Anche le fatture false o i corrispettivi telematici fittizi possono trasformarsi in un input investigativo quando diventano l’escamotage per “ripulire” flussi finanziari illeciti e palesemente incongrui rispetto alle caratteristiche e alle dimensioni dell’attività svolta.

Torna quindi la caccia a chi non fa lo scontrino?

Nessuna caccia e nessuna intenzione di paralizzare le attività commerciali già duramente colpite dagli effetti dal Covid. I cosiddetti controlli strumentali riprenderanno seguendo un nuovo approccio. Grazie all’obbligo di trasmissione telematica all’agenzia delle Entrate e all’integrazione con gli strumenti di pagamento elettronico, la Guardia di Finanza può svolgere analisi mirate mappando i rischi di evasione con consenso, ossia da mancata emissione della fattura o del documento commerciale.

Con l’incrocio dei dati avete sotto controllo l’evasione Iva, si può dire lo stesso per le accise?

C’è molto da fare. Il tax gap sulle accise continua a correre, anche perché c’è un altissimo interesse della criminalità organizzata nel settore dei carburanti a causa degli ingenti profitti derivanti da frodi fiscali e opportunità di riciclaggio dei capitali illeciti. Uno strumento che ha iniziato a dare frutti è la cabina di regia istituita presso il terzo reparto operativo, in grado di raccordare a livello centrale i dati ricavati dal controllo economico del territorio. Osservati speciali sono i prezzi ai distributori e le variazioni degli assetti societari per rilevare tempestivamente tentativi di infiltrazioni della criminalità in questo settore strategico dell’economia.

L’emergenza sanitaria ha aperto un fronte anche sulla tutela della spesa pubblica. Come pensate di intercettare le frodi su fondo perduto e Pnrr?

Sull’indebita percezione di aiuti a fondo perduto, ma anche sul reddito di cittadinanza, aumenteremo sensibilmente i controlli. Anche qui in ampia sinergia con l’agenzia delle Entrate e con l’Inps. La nostra azione in ogni caso non va a rallentare l’erogazione, perché si tratta di sostegni a imprese e famiglie in difficoltà. I controlli continueranno ad essere mirati e selettivi, partendo da alcuni comportamenti volti a simulare i requisiti di accesso, come, ad esempio l’emissione di note di variazione per ampliare la forbice del calo di fatturato.

Sul Pnrr come si spezza la catena tra appalti, frodi e criminalità organizzata?

La quota più cospicua di fondi Ue è attesa per il secondo semestre di quest’anno. Ci faremo trovare pronti. Con il protocollo d’intesa siglato con la Ragioneria dello Stato alla vigilia di Natale, saremo telematicamente connessi al Regis, la piattaforma con tutti dati, e parteciperemo alla rete dei referenti antifrode di tutte le amministrazioni centrali titolari degli investimenti. Questo ci consentirà di veicolare tempestivamente ai Reparti, speciali e territoriali, gli alert che via via emergeranno. Ci sarà un controllo preventivo e un controllo in corso d’opera. Forti delle sinergie da tempo avviate con gli enti gestori della spesa, anche a livello locale, potremo coniugare la rapidità degli interventi pubblici con i controlli necessari.

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