Professione

Commercialisti: fisco italiano più pesante d’Europa

Le audizioni sul Def: la categoria auspica più misure per rateizzare debiti tributari e contributivi. I consulenti del lavoro: molte imprese vicine al limite massimo di utilizzo degli ammortizzatori

di Giovanni Parente

Sempre più in alto. La pressione fiscale in Italia continua a crescere e il nostro Paese continua a mantenere questo (non invidiabile) primato in Europa. A denunciarlo sono stati i commercialisti durante l’audizione sul Def presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Nonostante non siano ancora disponibili le stime Istat dell’economia sommersa per il 2020 e il 2021,Tommaso Di Nardo e Pasquale Saggese, ricercatori della Fondazione nazionale commercialisti (Fnc) hanno spiegato ai parlamentari che «alla luce dell’incremento della pressione fiscale ufficiale, è comunque possibile ritenere che la pressione fiscale reale si sia incrementata di pari passo. Mantenendo costante la quota di economia sommersa all’11,3% del Pil nominale, come rilevato dall’Istat per il 2019, la pressione fiscale reale nel 2021 raggiunge il 49% del Pil emerso, portando l’Italia al primo posto in Europa». I rappresentanti della categoria hanno chiesto di continuare sul percorso avviato dalla manovra 2022 con la riduzione delle aliquote Irpef e l’esclusione Irap per ditte, autonomi e professionisti individuali: «Il livello complessivo del gettito tributario imputabile alle famiglie è quello che ha subito l’effetto maggiore dello shock fiscale 2012-2013 anche per effetto di una tassazione immobiliare particolarmente elevata a cui si aggiunge l’incremento della fiscalità locale che, anche per compensare il venir meno dei trasferimenti statali, è cresciuto progressivamente seppure in maniera ampiamente differenziata sui territori».

A fronte della dinamica dell’inflazione, i commercialisti hanno anche espresso l’auspicio di mantenere «sotto controllo il gettito Iva che sta alla base della lievitazione della pressione fiscale indiretta dell’ultimo anno, ed eventualmente, laddove le condizioni del quadro macroeconomico e di finanza pubblica lo permettessero, compatibilmente con la normativa europea, adottare opportuni provvedimenti di sterilizzazione dell’aumento del gettito Iva».

Ma preoccupa anche l’aumento delle sofferenze. Da qui la richiesta dei commercialisti di proseguire con le misure di sostegno a imprese e famiglie di concedere «ulteriori forme di rateizzazione dei debiti tributari e contributivi a regime più ampie».

Nella loro audizione sul Def, invece, i consulenti del lavoro hanno messo in evidenza che «molte imprese stanno già erodendo, nei primi mesi del 2022, il periodo massimo di fruizione di ammortizzatori sociali a loro disposizione nel biennio». Sul fronte degli autonomi, hanno rilevato ancora i consulenti del lavoro, «è necessario introdurre uno strumento universale di sostegno al reddito che in maniera sistematica e strutturale consenta di riconoscere tutele adeguate» in caso di riduzione dell’attività o impossibilità esterna di svolgere le prestazioni.

Un articolato pacchetto di proposte per la ripresa è stato presentato in audizione anche da Confprofessioni, rappresentata dal delegato per le politiche fiscali Andrea Dili. Tra queste la detassazione degli aumenti salariali per stimolare l’occupazione. Per i professionisti “organizzati” si suggerisce di «dimezzare (dal 20% al 10%), previa comunicazione ai propri clienti, la ritenuta d’acconto, analogamente a quanto già previsto per agenti e rappresentanti di commercio». Occorre poi un quadro normativo che agevoli la costituzione di forme aggregative tra professionisti, a cominciare dalla revisione della disciplina delle Società tra professionisti (Stp).

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