Adempimenti

Cartelle, si paga in 180 giorni per atti notificati al 31 marzo

Rinvio degli ammortamenti per il bilancio 2021 per le imprese che ne avevano usufruito già nel 2020

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Non ci sono solo l’Irpef e l’Irap nel menù delle correzioni alla manovra di bilancio. La riscossione e il fisco d’impresa provano a ritagliarsi un loro spazio. Dopo un lungo confronto tra le tante richieste dei partiti e il governo per una nuova sospensione della riscossione coattiva e, ancora di più, per una nuova rottamazione quater, il punto di caduta tradotto in un emendamento al Ddl di bilancio all’esame del Senato prevede la possibilità di pagare in 180 giorni gli atti notificati dal 1° gennaio 2022. Ma non per tutte le cartelle recapitate a cittadini e imprese. Il maggior tempo per pagare riguarderà soltanto le cartelle notificate fino al 31 marzo del prossimo.

Si tratta, dunque, di un’estensione di tre mesi, rispetto alla norma uscita dalla conversione del decreto fisco lavoro che consente il differimento a 180 giorni per gli atti notificati dal 1° settembre al 31 dicembre 2021.

A fissare i paletti sul calendario sono i saldi di finanza pubblica. Lo spostamento in avanti dei versamenti delle cartelle nelle casse dello Stato non richiede coperture aggiuntive solo se i pagamenti sono effettuati nell’anno solare. Ecco allora che per far correre in avanti i 180 giorni il governo ha concesso alla maggioranza un’apertura solo fino a marzo 2022 che si traduce di fatto nella necessità di saldare il dovuto entro gli ultimi giorni di settembre del prossimo anno. L’emendamento alla manovra riformulato dai relatori Daniele Pesco (M5S), Vasco Errani (Leu) e Erica Rivolta (Lega), sarà depositato in commissione Bilancio di Palazzo Madama nelle prossime ore, salvo ripensamenti e possibili cambi di rotta di maggioranza e governo dell’ultima ora.

Sul fronte del reddito d’impresa, tra le modifiche riformulate dai relatori già arrivate in Parlamento va segnalata anche la possibilità di rinviare anche per il 2021 gli ammortamenti per le imprese che si sono già avvalse di questa opportunità al 100% nei bilanci 2020. Si tratta soprattutto di quelle attività produttive particolarmente colpite dagli effetti della pandemia e che hanno visto ridursi drasticamente il volume della produzione.

La nuova sospensione degli ammortamenti, secondo l’emendamento depositato, diventa da subito operativa senza la necessità per le imprese interessate a dover attendere un decreto attuativo del Mef. Imprese interessate, però, che la stessa modifica limita a quelle che hanno già sfruttato la possibilità per i bilanci relativi all’esercizio 2020.

Con un altro correttivo riformulato sempre dai relatori con la supervisione del Mur, si prova a risolvere il nodo del regime fiscale riconosciuto ai ricercatori e docenti impatriati che hanno beneficiato dell’Irpef al 10% per 5 anni. Al momento lo stesso sgravio quinquennale è prorogato, ai fini del loro radicamento in Italia, solo per chi è tornato da noi dopo il 2020 e ha in Italia casa o figli. Con la norma proposta si riconosce lo stesso beneficio, previsto peraltro per la generalità dei lavoratori impatriati, anche a chi è rientrato prima di quella data (circa 990 “cervelli). Fermo restando che per usufruire del regime agevolato bisognerà versare un “obolo” del 5 o del 10% (a seconda dei requisiti) del reddito degli anni precedenti il rientro.

Rifinanziata per il 2022 la decontribuzione al 100% per l’apprendistato duale (per i primi 3 anni, dal quarto si scende al 90%) per le Pmi che occupano fino a 9 dipendenti e che assumono apprendisti di primo livello.

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