Imposte

Imu, incognita tempi sulla dichiarazione tardiva

Il Mef riconosce l’obbligo ma non si pronuncia sui termini per rimediare

di Pasquale Mirto

Il Mef si adegua ai principi enunciati dalla Cassazione sull’obbligo di presentazione della dichiarazione Imu.

È nota la tendenza del Mef a limitare i casi di presentazione della dichiarazione, perché il Comune può verificare altrimenti le condizioni che agevolano il contribuente come il possesso di un’abitazione principale o la locazione a canone concordato, anche se la normativa esonera espressamente dall’obbligo dichiarativo solo nel caso di dati desumibili dalla banca dati catastale e dal Mui. Insomma il Comune, prima di emettere un accertamento, non deve operare solo sulla sua banca dati Imu, ma verificare tutte le altre banche dati cui può accedere. L’attività di liquidazione dell’imposta sulla base di quanto dichiarato allora diventa prerogativa solo dell’Erario.

Ma la Cassazione sostiene invece che l’ente impositore è esonerato dall’onere di accertamento degli eventi che giovino al contribuente a cui, in assenza di denuncia non surrogabile, non può essere riconosciuto alcun beneficio (n. 15419/2021). Basta guardare alle sentenze sulla mancata dichiarazione Tari per la detassazione delle superfici produttive di rifiuti speciali (da ultimo, n. 2623/2023), o per le aree pertinenziali (n. 37929/2022).

Nella vecchia Imu esistevano casi in cui la dichiarazione andava presentata «a pena di decadenza». Nella nuova Imu non sono più contemplati, ma per alcune casistiche è disposto che per ottenere i benefici «in ogni caso» il soggetto deve attestare in dichiarazione i requisiti. Si tratta di beni merce, alloggi sociali e abitazioni di militari, cioè alcune delle ipotesi per le quali in passato era previsto l’obbligo dichiarativo a pena di decadenza.

Il Mef, in una risposta a Telefisco 2023, prende atto dell’orientamento della Cassazione che ha costantemente ritenuto che «il principio della decadenza da un beneficio fiscale in assenza del compimento di un onere di comunicazione espressamente previsto dalla legge è un principio generale del diritto tributario» (n. 37385/2022), e ritiene necessario l’assolvimento dell'obbligo per ottenere il beneficio fiscale, nei casi sopra indicati.

Ma rimane aperto il problema se l’obbligo dichiarativo sia previsto a pena di decadenza. La previsione di un termine a pena di decadenza implica che la mancata presentazione entro il termine determina la perdita del diritto al beneficio. Ritenere invece necessaria la dichiarazione con valore costitutivo, ma non a pena di decadenza, implica che questa possa essere tardivamente presentata, anche con ravvedimento. Ma anche in quest’ultima ipotesi restano irrisolti i contrasti interpretativi sul termine entro il quale è possibile ravvedersi, se con ritardo fino a 90 giorni o entro il termine previsto per l’attività accertativa.

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