Controlli e liti

Accelera la class action Boccia: legge contro le imprese

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di Giovanni Negri

Game over. Almeno alla Camera in commissione Giustizia. Ieri sera si è concluso l’esame degli emendamenti sul testo di riforma della Class action, che approderà in Aula a partire dalla prossima settimana. Le correzioni approvate dalla maggioranza intervengono su elementi marginali del provvedimento, confermandone quindi i cardini, sui quali ieri il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, in un’intervista a Panorama, ha espresso una fortissima preoccupazione: «Non siamo contrari per principio nè al provvedimento nè allo strumento, ma alcune scelte ci sembrano ispirate a quella cultura anti-industriale che purtroppo sempre più spesso siamo costretti a denunciare».

«Pongo tre semplici domande - osserva Boccia -: è una scelta equa quella di prevedere che i singoli possano aderire all’azione di classe dopo la sentenza di condanna o favorisce, al contrario, comportamenti opportunistici da parte di chi può stare a guardare e poi “salire sul carro” a seconda dell’esito?». E poi: «Che senso ha prevedere dei compensi premiali per gli avvocati a carico delle imprese, compensi ulteriori rispetto alle normali spese di lite e che sanno tanto di scelta punitiva nei confronti delle imprese stesse?». Infine: «È così strano da parte nostra chiedere che regole così incisive si applichino solo per il futuro e non anche per il passato, cioè che si preveda esplicitamente la loro non retroattività? Abbiamo posto queste domande a Parlamento e Governo, ma per ora alle parole di condivisione non sono seguiti i fatti».

In commissione Giustizia ieri da parte della maggioranza è stata confermata una netta chiusura a modifiche di sostanza, respingendo gli emendamenti presentati soprattutto dal gruppo di Forza Italia e anche dal Pd. «Una scelta incomprensibile soprattutto per quanto riguarda la Lega, che non è praticamente mai intervenuta nel dibattito e dovrebbe essere più attenta al mondo delle imprese», commenta Giusi Bartolozzi di Forza Italia, che mette nel mirino, nel merito, anche l’allargamento indiscriminato dei possibili promotori dell’azione di classe non solo alle associazioni dei consumatori, ma anche ai comitati e alle semplici “organizzazioni”. E un altro componente della commissione Giustizia, l’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri (Pd), contesta «i molti difetti tecnici e contraddizioni logiche» del provvedimento.

E se soprattutto il Movimento 5 Stelle scommette forte sul provvedimento, che peraltro ricalca quasi integralmente quello approvato solo alla Camera nella passata legislatura, sullo sfondo resta tutto da decifrare l’atteggiamento del Governo. Che potrebbe presentare anche in Aula aggiustamenti di rotta, almeno sui temi più caldi. Tra i quali senza dubbio spicca quello della retroattività, che potrebbe esporre le aziende a possibili azioni di classe per un passato compreso, a seconda della natura della contestazione, tra 5 e 10 anni, rafforzando in questo modo l’incertezza.

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