Imposte

Ace ad alto appeal per 1,5 miliardi

di Francesca Milano

L’innalzamento del rendimento dal 4 al 4,5% ha reso, nel 2015, l’Ace ancora più “interessante” per i soggetti Ires e Irpef che possono beneficiarne. Dalle statistiche sulle dichiarazioni diffuse ieri dal ministero dell’Economia e relative al 2015 emerge infatti un aumento del 2,3% dei soggetti con diritto all’agevolazione di “aiuto alla crescita economica”. Dai dati relativi al quadro RS risultano oltre 235.000, per un ammontare di circa 1,5 miliardi di euro (+17,3% rispetto al 2014).

Più di 84.300 società di persone (pari al 9% del totale) hanno maturato il diritto alla deduzione corrispondente al rendimento nozionale del nuovo capitale proprio, per un ammontare di 1,7 miliardi (+13,33% rispetto al 2014). Sono state, invece, più di 14.200 le società che non hanno potuto utilizzare interamente la deduzione, per un ammontare di 400 milioni di euro (+13,6% rispetto al 2014).

Per le persone fisiche la deduzione utilizzata nella dichiarazione per l’anno 2015 proviene principalmente da partecipazioni in società di persone (la quota dedotta dalle società di persone partecipate beneficiarie dell’agevolazione è di circa 1,2 miliardi, con un incremento del 17,3% rispetto all’anno precedente) e in misura più ridotta dallo svolgimento diretto di attività d’impresa (la cui quota utilizzata è pari a 298 milioni con un incremento del 17,6%).

L’Ace consente, di fatto, la deduzione dal reddito d’impresa del rendimento figurativo del capitale proprio: per i soggetti Irpef il rendimento è calcolato sull’ammontare del patrimonio netto alla fine dell’esercizio; mentre per i soggetti Ires viene calcolato sull’incremento di capitale proprio.

Il report del ministero ricorda che, per quanto riguarda i soggetti Irpef, «possono fruire dell’agevolazione sia coloro che svolgono direttamente l’attività d’impresa sia coloro che partecipano a società di persone».

Dalle statistiche del 2015 si evince che l’Ace proviene soprattutto dal settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (42%). Seguono i settori delle costruzioni (15,8%) e quello delle attività immobiliari (5%).

I numeri del 2015 hanno spinto il Governo a rivedere la misura introducendo due “strette”: la prima con la legge di bilancio e la seconda con la “manovrina”.

In particolare, il decreto fiscale ha previsto una riduzione del coefficiente al 2,3% per il 2017 e al 2,7 a partire dall’anno 2018 e ha modificato il calcolo dell’aiuto alla crescita per le imprese individuali e le società di persone in contabilità ordinaria, passando da un metodo semplificato a un sistema di determinazione analogo a quello delle società di capitali.

La manovrina ha invece sostituito, nella quantificazione della base Ace, il metodo incrementale «temporalmente illimitato» con un criterio basato sui soli incrementi patrimoniali dell’ultimo quinquennio.

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