Controlli e liti

Appalti, verso lo stop alla stretta sulle irregolarità fiscali nello sblocca-cantieri

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di Mauro Salerno

La microtassa per finanziare il fondo salva-Pmi rimaste intrappolate nei cantieri in crisi non sarà a carico delle imprese. E verrà rivista anche la contestatissima norma che consente alle amministrazioni di escludere dalle gare d’appalto le aziende sulla base di irregolarità fiscali e contributive non definitivamente accertate.

Arrivano due buone notizie per le imprese dagli emendamenti al decreto Sblocca cantieri cui sta lavorando la maggioranza in queste ore. Il voto sulle circa 1.200 modifiche presentate potrebbe cominciare già stasera. Ma l’approdo del decreto in Aula slitta al 28 maggio, dopo il voto per le Europee. A dare conto delle novità è Agostino Santillo (M5S), relatore del provvedimento al Senato: «Le risorse per il fondo salva-Pmi - ha spiegato durante un convegno organizzato dall’Ance a Roma - saranno trovate all’interno del quadro economico a disposizione delle opere».

Santillo ha anche annunciato l’arrivo di altre correzioni. Tra queste, un emendamento mirato a definire meglio le responsabilità dei funzionari pubblici di fronte al rischio di contestazioni per danno erariale, in modo da limitare il fenomeno del «blocco della firma», che secondo gli analisti del settore è una delle cause principali dello stallo degli investimenti. Confermata anche l’intenzione di riportare a 1 milione di euro (dai 200mila euro previsti dal decreto) la soglia minima per far scattare l’obbligo di gara con procedura aperta. Al di sotto di questo importo tornerà possibile la procedura negoziata a inviti.

Modifiche in vista anche per il subappalto, che dovrebbe scendere dal 50 al 40 per cento. Annunciata anche la retromarcia sugli incentivi del 2% alla progettazione dei tecnici alla Pa.

«Bene semplificare le gare», ha sottolineato da parte sua il presidente dell’Ance Gabriele Buia. E per questo il decreto Sblocca cantieri va salutato come un «primo segnale di attenzione» del governo. Ma questo non basta a garantire il rilancio degli investimenti. Il refrain secondo cui «i fondi ci sono» non basta più. «Vogliamo sapere se, a parte gli stanziamenti in competenza, le amministrazioni hanno le risorse in cassa da spendere. Altrimenti, le risorse rimangono inutilizzate». Secondo l’Ance, soltanto il 4% dei 150 miliardi stanziati dalle ultime tre leggi di bilancio è stato speso. Il resto è bloccato.

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