Contabilità

Arriva la stretta sui dividendi esteri

di Sandro Maria Galardo

Il regime di deducibilità ai fini Ires degli interessi passivi per i gruppi multinazionali è in procinto di subire nuove modifiche: la legge di Bilancio infatti elimina la possibilità di includere nella base di calcolo del Rol i dividendi percepiti relativi a partecipazioni detenute in società controllate non residenti. Sebbene la relazione di accompagnamento sottolinei la coerenza della modifica con i principi desumibili dall’articolo 4 della direttiva 2016/1164 (Anti tax avoidance directive, «Atad»), in realtà l’abrogazione rappresenta un intervento mirato, che sembrerebbe principalmente motivato da obiettivi di gettito.

La finalità dell’Atad è quella di definire uno standard minimo di norme, che devono essere adottate dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2018, tese a scoraggiare pratiche di erosione della base imponibile (Beps) nel mercato interno e il trasferimento degli utili al di fuori dello stesso. La legge 163/2017 ha delegato il governo all’attuazione della direttiva. In tema di interessi passivi, l’Atad stabilisce che possa esserne prevista la deduzione nel limite massimo del 30% dell’Ebitda, similmente a quanto già disciplinato dalla norma interna italiana.

Per quanto concerne la disposizione (in abrogazione) che prevede la possibilità di includere nella base di calcolo del Rol i dividendi percepiti da controllate estere per il loro intero ammontare, indipendentemente dalla quota assoggettata a tassazione, deve osservarsi che tale misura non sembra essere contemplata dall’Atad, sia in quanto i dividendi non rappresentano componenti dell’Ebitda, sia perché la direttiva dispone che debbano escludersi da quest’ultimo le componenti che non concorrono alla formazione del reddito. L’eliminazione di tale possibilità potrebbe sì dirsi rispondente alla direttiva, tuttavia, le regole dell’Atad essendo finalizzate al contrasto di pratiche dannose dovrebbero essere recepite nel loro impianto minimo complessivo; se è vero, ad esempio, che la direttiva dispone di escludere dalla determinazione dell’Ebitda i redditi esenti, specularmente non dovrebbero concorrervi quelli indeducibili, mentre nella disciplina italiana il riferimento è indistinto ai dati di bilancio.

D’altronde, l’inclusione dei dividendi esteri nel Rol era complementare all’abrogazione, disposta dal Dlgs 147/2015, della norma sull’utilizzo del “Rol virtuale” nell’ambito del consolidato nazionale, in cui si prevedeva che, ai fini della deduzione degli interessi passivi eccedenti, la consolidante potesse utilizzare anche le eccedenze di Rol maturate da controllate estere “virtualmente” consolidabili. Tale decreto, per non penalizzare gli investimenti in controllate estere, aveva introdotto una disposizione “compensativa”, disponendo la deduzione degli interessi passivi in funzione dei flussi finanziari di ritorno correlati all’investimento estero di controllo. Sembra dunque legittimo domandarsi se la sua abrogazione risponda a esigenze di compliance con le norme Ue o a esigenze di recupero di gettito, dato che quest’ultimo è stimato in quasi mezzo miliardo nei prossimi 5 anni.

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