Contabilità

Assegnazione ai soci, tre modalità di rilevazione ereditate dalla prassi

Il passaggio della plusvalenza a conto economico pesa sul risultato di periodo

La prassi adottata nelle operazioni realizzate in occasione delle precedenti disposizioni agevolative prevede essenzialmente tre diverse modalità di rilevazione contabile.

Bene a valori contabili

La prima si caratterizza per la fuoriuscita del bene a valori contabili (netti), senza prevedere plus/minusvalori. Alla indubbia semplicità di questa impostazione fa da contraltare una rappresentazione spesso lontana dai valori reali, al punto che, immaginando due soci, uno interessato all’immobile e l’altro a liquidità, l’ammontare di liquidità assegnata come dividendo dovrebbe (almeno teoricamente) essere posto pari al valore reale dell’immobile.

Analoghe accortezze andrebbero seguite qualora le quote dei soci assegnatari dell’immobile non fossero uguali tra loro. Qualche problema sorge anche in caso di assegnazione di immobili completamente ammortizzati. È facile comprendere come l’approccio sia ipotizzabile soprattutto laddove non vi sia una reale terzietà tra soci (si pensi al caso limite della Srl unipersonale).

Plus e minus a conto economico

La seconda impostazione individua il valore di assegnazione nel valore normale del bene (anche qualora ai fini fiscali si sia optato per quello catastale), con emersione (nella maggior parte dei casi) di un plusvalore che viene accreditato a conto economico. Questo approccio (privilegiato dal documento Cndcec/Fnc) è indubbiamente più “realistico” del precedente ma, molto spesso, rende impossibile l’operazione per mancanza di patrimonio netto disponibile (pur considerando la possibilità di assegnare anche poste debitorie, in particolare mutui garantiti dagli immobili assegnati).

Inoltre, rilevare una plusvalenza a conto economico significa far partecipare al risultato di esercizio 2023 (con possibile copertura di perdite per pari importo) un componente positivo del tutto anomalo, derivante da una operazione che, nella sostanza, impoverisce la società. Una ripartizione di patrimonio netto, trovando la sua giustificazione nell’ambito del rapporto associativo, dovrebbe, secondo alcuni commentatori, esaurirsi in ambito patrimoniale.

Riserva del netto

Per questo motivo viene talvolta suggerita una terza impostazione, nella quale in contropartita al valore normale del bene assegnato e per l’eccedenza rispetto al suo valore contabile non viene iscritta una plusvalenza, ma direttamente una riserva del netto. Il risultato è simile a quello che si otterrebbe rivalutando il cespite a valore normale un attimo prima di assegnarlo.

In condizioni normali l’effetto complessivo sul patrimonio netto è analogo nei tre metodi descritti, anche se il passaggio a conto economico della plusvalenza può portare ad approdi differenti a seconda del risultato di periodo. Inoltre, va ricordato che se si utilizzano riserve in sospensione d’imposta, la scelta sul valore contabile da “scaricare” determina un maggiore o minore annullamento delle stesse.

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