Controlli e liti

Assegni non trasferibili, rimborsi per le oblazioni

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Operazione rimborso per chi ha già pagato l’oblazione dopo le contestazioni sugli assegni emessi senza clausola «non trasferibile». È la soluzione che si sta studiando al ministero dell’Economia per mitigare l’impatto della stretta imposta dal decreto antiriciclaggio in vigore dal 4 luglio 2017. Stretta che ha modificato la sanzione applicabile per gli assegni da 1.000 euro a salire sprovvisti della clausola di non trasferibilità che da proporzionale (dall’1 al 40% dell’importo trasferito oltre soglia) è diventata fissa con un minimo di 3mila e un massimo di 50mila euro. A fronte delle migliaia di cittadini incappati nella contestazione (il Mef stima attualmente in circa 1.700 i titoli di pagamento irregolari in base alle nuove regole) si lavora per una soluzione tecnica che ripristini un principio di proporzionalità tra sanzione e violazione commessa, come chiesto anche dal Parlamento uscente sul filo di lana della scorsa legislatura.

La soluzione allo studio potrebbe essere rappresentata da una sanzione di un decimo rispetto ai valori trasferiti per gli importi più contenuti, ad esempio fino a 30mila euro. A questo si affiancherebbe, però, anche una via d’uscita per non penalizzare quanti, a fronte dell’atto di contestazione arrivato, hanno scelto di chiudere la partita con il meccanismo dell’oblazione. Finora sono 207 i cittadini che hanno scelto di pagare i 6mila euro, quindi le cifre versate supererebbero 1,2 milioni di euro. Il rimborso, però, verrebbe calcolato come differenza tra le sanzioni ora vigenti e quelle che potrebbero essere corrette. La partita si sposta tutta sul come e sul quando far viaggiare i correttivi. Il Governo attualmente è in carica solo per il disbrigo degli affari correnti e la soluzione potrebbe essere rinviato al nuovo Esecutivo.

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