Finanza

Assegno unico pieno da 175 euro a figlio, 260 euro dal terzo

Decalage dai 15mila euro di Isee; maggiorazioni per disabili e giovani madri

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Nella sua versione piena, l’assegno unico per i figli che entrerà in campo dal marzo del 2022 sarà di 175 euro al mese. A partire dal terzo figlio crescerà fino a 260 euro, e altri 100 euro complessivi al mese saranno riconosciuti a forfait quando i figli sono quattro o più. Gli importi scenderanno gradualmente per le famiglie con un Isee superiore a 15mila euro, fino ad attestarsi dai 40mila euro di Isee in su a 50 euro al mese, 65 dal terzo figlio. Un assegno, più leggero, ci sarà anche per i figli dai 18 ai 21 anni: sarà di 85 euro nelle famiglie più povere, per scendere dai 15mila euro di Isee in su fino ad assestarsi a 25 euro quando l’indicatore arriverà almeno a 40mila euro.

I numeri definitivi del nuovo pilastro del welfare universale per le famiglie sono contenuti nella bozza del decreto attuativo del Family Act atteso oggi, giovedì 18 novembre, in consiglio dei ministri.

Dopo il passaggio nella riunione governativa, il decreto dovrà passare dalle commissioni parlamentari e dalla Conferenza Unificata che avranno 30 giorni per il parere, prima del via libera definitivo. Le domande potranno essere presentate dal 1° gennaio, e si riferiranno al periodo che va da marzo a febbraio dell’anno successivo.

In assenza di Isee faranno fede i dati autodichiarati dai richiedenti. Per chi oggi riceve il reddito di cittadinanza non ci sarà bisogno invece nemmeno della domanda; perché sarà l’Inps a riconoscere d’ufficio l’assegno insieme al reddito, con le stesse tempistiche e modalità.

La delega attuata dal provvedimento oggi in consiglio dei ministri è a sé, ma nei fatti la misura costruita dal ministero della Famiglia guidato da Elena Bonetti (Iv) con quello dell’Economia rappresenta il primo modulo operativo della riforma fiscale.

Ad alimentare l’assegno sono 6 miliardi aggiuntivi, pescati dal fondo sulla riforma fiscale istituito dalla manovra dello scorso anno, che si affiancano alle risorse convogliate dagli strumenti che tramontano, dalle detrazioni per i carichi famigliari all’assegno al nucleo. Il costo complessivo dell’operazione è previsto in crescita dai 18,2 miliardi del 2023 fino ai 19,5 del 2029.

Per l’anno prossimo l’assegno costerà allo Stato 15,1 miliardi, perché partirà da marzo dopo il “ponte” che per i primi due mesi manterrà in vita gli strumenti esistenti.

Le cifre scritte nel provvedimento, che presentano oscillazioni minime rispetto alle anticipazioni delle scorse settimane, sono figlie degli ultimi calcoli sulla platea (secondo le stime circa il 50% delle famiglie italiane presenta un Isee che non supera i 15mila euro) e sugli equilibri fra lo strumento universale e le maggiorazioni previste per diverse tipologie famigliari.

In caso di figli minorenni disabili, per esempio, è previsto un tassello aggiuntivo da 105 euro al mese per i non autosufficienti, 95 euro quando la disabilità è grave e 85 quando è media. Quando il figlio disabile è maggiorenne l’aumento dell’assegno sarà di 85 euro, con un decalage dai 15mila euro di Isee fino ai 25 euro per le famiglie con Isee da 40mila euro in su. Un’altra maggiorazione (20 euro a figlio) sarà riconosciuta alle giovani madri, fino a 21 anni.

Un meccanismo interessante prova a smussare i disincentivi al secondo percettore di reddito. Quando nel nucleo famigliare entrambi i genitori lavorano, infatti, è prevista una maggiorazione pari a 30 euro a figlio, che con il solito meccanismo scende a partire dagli Isee da 15mila euro per annullarsi dai 40mila euro di Isee in su.

Una clausola di salvaguardia transitoria, che si assottiglierà nel corso dei primi tre anni di vita dell’assegno, ammorbidirà il passaggio dal vecchio al nuovo regime alle famiglie con indicatore patrimonial-reddituale dai 25mila euro in su che oggi ricevono gli assegni famigliari. In questi casi, scatterà una maggiorazione destinata ad appianare le differenze, che sarà piena nel 2022 e poi si ridurrà di un terzo all’anno fino a scomparire dal marzo del 2025.

Snodo amministrativo dell’assegno unico sarà l’Inps, che riceverà le domande per via telematica direttamente dalle famiglie o dai patronati a cui si potranno rivolgere i diretti interessati. Per garantire la «piena attuazione» del nuovo strumento l’Istituto di previdenza riceverà un finanziamento aggiuntivo da 20 milioni all’anno, per coprire gli stipendi di 385 nuove assunzioni (in Area C, profilo economico C1).

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