Controlli e liti

Avvocati tributaristi e consulenti del lavoro chiedono giudici tributari slegati dal Mef

Proseguono le audizioni sulla riforma del contenzioso. Tra le richieste il potenziamento degli istituti deflattivi

di Federica Micardi

La giustizia tributaria ha bisogno di essere indipendente dal ministero dell’Economia. Ne sono convinti i consulenti del lavoro e gli avvocati tributaristi dell’Uncat ascoltati lunedì 24 maggio dalla commissione guidata da Giacinto della Cananea per studiare un progetto di riforma (proprio per volontà del Mef).

L’indipendenza e la competenza dei giudici
Il problema, spiegano i consulenti nel documento portato all’attenzione della Commissione, è che le Agenzie fiscali dipendono dal Mef, così come i giudici che devono giudicarne l’operato in caso di contenzioso con i contribuenti. E ciò, sottolineano i consulenti «rappresenta una forte stortura del sistema, poiché l’organo giudicante dipende dal medesimo Ente al quale risponde una delle parti del processo». Anche Uncat (Unione nazionale camere avvocati tributaristi) sottolinea la necessità di una magistratura tributaria terza e imparziale anche nella forma oltre che nella sostanza.

La selezione dei giudici, la loro formazione e il loro coinvolgimento a tempo pieno è un altro aspetto nevralgico. I consulenti del lavoro chiedono una selezione mediante concorso pubblico, che l’attività sia svolta a tempo pieno e che sia prevista la formazione permanente.

Analoghe richieste arrivano dall’Uncat che auspica un passaggio di consegne graduale ma professionalizzante tra giudici onorari a tempo parziale e una magistratura per concorso e a tempo pieno. Una trasformazione, sottolineano i consulenti, che non può prescindere dal riconoscimento di un trattamento economico congruo e dignitoso, al pari delle altre magistrature; l’attuale sistema, ricordiamo, prevede una retribuzione “a cottimo” ancorata all’attività svolta.

Politiche deflattive
In merito alla strategia da seguire per ridurre il contenzioso i consulenti propongono di confermare e potenziare gli strumenti attualmente esistenti di risoluzione extragiudiziale, evitando quindi all’origine l’insorgere di contenziosi, con particolare attenzione alle istanze di reclamo e mediazione da sottrarre al giudizio dell’agenzia delle Entrate. Da qui la richiesta di innalzare la soglia di valore delle controversie ammesse a reclamo/mediazione, attualmente fissata in 50mila euro, e di far esaminare le istanze a un organo realmente terzo e imparziale rispetto alle parti.

Secondo l’Uncat sotto il profilo processuale, a fini deflattivi, sarebbe proficuo prevedere l’istituto della conciliazione proposta dal giudice come nel processo. Uncat ritiene, di contro, poco efficaci «alcune proposte emerse dalle precedenti audizioni, volte a introdurre un restyling dell’istituto della mediazione e a snaturare sostanzialmente il giudizio di legittimità davanti alla Corte di cassazione con l’ampliamento della platea delle professioni ammesse al ricorso».


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