Bollette a 28 giorni escluse per le Tlc
L’emendamento del governo sulle bollette a 28 giorni esclude i servizi diversi dalle telecomunicazioni e, per quanto riguarda la telefonia, le utenze business oltre che le offerte promozionali o stagionali. Il perimetro di questa proposta di modifica, da presentare al decreto fiscale in esame in commissione Bilancio al Senato, è più limitato rispetto ai correttivi già depositati da diversi parlamentari, del Pd ma anche di altre forze politiche.
Il ministero dello Sviluppo economico continua a sperare nella possibilità di una convergenza nei prossimi giorni. Ma per ora le differenze ci sono e forse faranno discutere. Quanto alle utilities, gas ed elettricità in sostanza, secondo i tecnici che hanno lavorato alla norma era superfluo includerle, in quanto di fatto già obbligate a dodici rate annue da delibere dell’Authority di settore e dal sistema dei conguagli mensili.
La bozza dell’emendamento governativo prevede che l’obbligo di «riferirsi a rate mensili e a periodi di fatturazione di un mese o suo multiplo» e dunque il divieto di «cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione su base diversa da un mese o da un suo multiplo» riguardi solo le «offerte commerciali in abbonamento e i piani tariffari dei contratti per adesione stipulati dai consumatori, ad esclusione delle fattispecie promozionali a carattere temporaneo o stagionale». Il riferimento ai «consumatori» e ai «contratti per adesione», cioè quelli firmati dai clienti su formule standard, esclude automaticamente i grandi clienti «affari», e pone quanto meno dei dubbi sulle partite Iva.
Gli operatori avranno 90 giorni per adeguarsi. Le modifiche si applicano ai servizi di telefonia, reti televisive e comunicazioni elettroniche e intervengono sull’articolo 1 del decreto Bersani del 2007. Sono dunque escluse le utilities (non citate in quell’articolo) che sono invece incluse negli emendamenti presentati dal Pd e da altri partiti. Sul mercato delle ricaricabili non dovrebbe esserci impatto secondo gli esperti delle istituzioni in quanto si tratta di offerte che non hanno comunque cadenza temporale con rinnovo prefissato.
Ad ogni modo - come del resto prevede in questo caso anche l’emendamento parlamentare - sono escluse dal divieto le offerte «promozionali a carattere temporaneo o stagionale». Offerte che per natura e flessibilità, osservano i tecnici governativi, non possono avere una cadenza prestabilita. È anche vero che, almeno sulla carta, il divieto così formulato potrebbe dare spazio a fenomeni di riposizionamento commerciale degli operatori telefonici, ad esempio spingendo sempre di più sulle promozioni temporanee.
All’Authority per le comunicazioni, infine, va il compito di garantire la pubblicazione dei servizi offerti e delle tariffe interessate dal divieto «in modo da assicurare che i consumatori possano compiere scelte informate».