Imposte

Bonus casa e cessione dei crediti, si moltiplica la sanzione per il rinvio a novembre

Il costo reale della proroga relativa alle spese del 2022 rischia di essere molto più alto di 250 euro: con una media di otto lavori si arriva a 2mila euro<br/>

di Giorgio Gavelli e Giuseppe Latour

Rischio moltiplicazione per le sanzioni collegate alla remissione in bonis. È l’effetto dell’applicazione pratica della novità, inserita nella legge di conversione del decreto Cessioni (Dl n. 11/2023), che consentirà di utilizzare il termine più lungo del 30 novembre per le cessioni relative al 2022 (e rate residue degli anni 2020 e 2021), anche per chi non aveva un contratto firmato al 31 marzo scorso.

Il problema dipende dal fatto che, nei modelli comunicazione dell’opzione di cessione e sconto in fattura, ad ogni diversa tipologia di spesa corrisponde uno specifico codice e a questo consegue la necessità di inviare un differente modello di comunicazione. In sostanza, nel quadro A del modello per l’opzione deve essere indicato, nel campo «Tipologia intervento», il codice identificativo del lavoro collegato all’opzione. Ogni modello ha un solo codice. Quindi, con più lavori vanno comunicati più modelli. Con il rischio, superato il termine del 31 marzo, di dovere pagare parecchie sanzioni per la remissione.

L’agenzia delle Entrate non si è espressa esplicitamente sul punto (si veda anche l’altro articolo in pagina), ma questo potrebbe comportare il paradosso che, nel caso in cui passi la linea più restrittiva, in alcune ipotesi nelle quali vi sia la necessità di “rimettere in pista”, ad esempio, sei comunicazioni caratterizzate da codici diversi ma riconducibili al medesimo intervento dello stesso beneficiario, la sanatoria potrebbe arrivare a un ammontare di 1.500 euro.

È possibile calcolare con precisione quanto nella maggior parte dei casi costerà la proroga. In base agli ultimi dati disponibili dell’Enea (quelli relativi al 2021), in media ogni cantiere di superbonus (in quell’anno oltre 91mila) contiene otto diversi lavori di efficientamento energetico. Tra quelli più frequenti, la realizzazione di cappotti termici, la sostituzione di infissi, l’installazione di pompe di calore e sistemi ibridi (caldaia + pompa di calore), ma anche l’installazione di schermature solari, di caldaie a condensazione, di collettori, di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo.

Questi otto lavori equivalgono a otto modelli, per un costo totale di 2mila euro in caso di remissione in bonis. Che, però, potrebbe lievitare. C’è, infatti, l’aggravante ulteriore del possibile moltiplicarsi del costo in funzione di più beneficiari della detrazione: ogni beneficiario, infatti, deve comunicare il suo modello. Ancora, nel caso in cui ci siano più stati di avanzamento lavori (potenzialmente, nel superbonus possono essere due, più la fine lavori), i modelli andranno inviati più volte. I 2mila euro, allora, potrebbero diventare addirittura una stima al ribasso. Sempre che le Entrate non ammettano una linea diversa.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©