Controlli e liti

Cartelle, parte dall’addio all’aggio la riforma della riscossione chiesta da Draghi

Al via il restyling da completare con la delega fiscale

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Il differimento dei pagamenti a 180 giorni anche per le cartelle notificate nei primi tre mesi del 2022 è stato il massimo consentito dal Governo. La conferma è arrivata anche dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella conferenza stampa di mercoledì, in cui ha detto a chiare lettere che non ci sarà spazio per altri condoni, dopo quello dei 5mila euro della scorsa primavera, e che occorre una seria riforma del sistema della riscossione.

Il punto di partenza, però, è già contenuto nella manovra. L’addio all’aggio scatterà dal 1° gennaio 2022 e si andrà verso un meccanismo di copertura dei costi del sistema di recupero dei crediti (vantati dall’Erario e non solo) a carico della fiscalità generale. L’addio all’aggio non cancella però tutti i costi della riscossione imputabili al contribuente in debito con lo Stato. A carico del debitore, infatti, restano una quota denominata “spese esecutive”, dovuta per le procedure esecutive e cautelari attivate dall’agente della riscossione e un’altra quota legata alla notifica della cartella di pagamento e degli altri atti di riscossione. L’entità dei due oneri, secondo quanto prevede il nuovo comma 14 del maxi emendamento sarà fissato con decreto non regolamentare del ministro dell’Economia e delle Finanze, che individua anche le tipologie di spese oggetto di rimborso.

Nella prospettiva della riforma un altro tassello, introdotto sempre dalla manovra, è rappresentato dal tentativo di riscrivere la governance di agenzia delle Entrate-Riscossione. Quest’ultima sarà sottoposta all’indirizzo operativo e di controllo dell’agenzia delle Entrate. In questo scenario, l’Agenzia approva le modifiche dei regolamenti e degli atti di carattere generale che disciplinano l funzionamento del concessionario della riscossione, nonché i bilanci e i piani pluriennali di investimento. Una maggiore “vicinanza” tra i due soggetti è rappresentata anche da un possibile maggior ricorso all’assegnazione temporanea di personale da un’Agenzia all’altra.

Una sorta di primo passo verso la fusione delineata all’interno del Ddl di delega fiscale, che riprenderà il cammino in commissione Finanze alla Camera dopo la pausa natalizia. In quel contesto si dovrebbe anche arrivare a una maggiore definizione dell’utilizzo delle banche dati per azioni di recupero sempre più mirate e a una soluzione strutturale per ridurre il magazzino, che ancora oggi si attesta a circa 1.000 miliardi di euro con un’altissima percentuale di importi difficilmente recuperabili.

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