Cashback sotto tiro: fondi da dirottare alla riforma fiscale
D’accordo i commercialisti. Per un riordino serio non bastano 2 miliardi
I lavori in corso alle commissioni Finanze di Camera e Senato sulla riforma dell'Irpef fanno rotta sul problema delle risorse. E mettono sotto esame il cashback, bandiera antievasione del governo Conte-2 che sta vedendo diminuire drasticamente i propri sostenitori dopo la chiusura dell’esperienza giallorossa.
A mettere il tema sul tavolo è stato il presidente della Finanze a Montecitorio Luigi Marattin (Iv), che ha invitato la maggioranza a riflettere sul seguente tema: «Se dopo una seria valutazione d’impatto il cashback si interrompesse a giugno, avremmo sul 2022 una dote aggiuntiva da 3 miliardi una tantum da utilizzare nella riforma fiscale, per favorire il passaggio a un nuovo sistema di tassazione degli autonomi o per una sperimentazione dell'imposta negativa per i lavoratori a reddito bassissimo: pensiamoci».
L'idea è piaciuta subito ai commercialisti, che ieri in audizione alle due commissioni nell’indagine conoscitiva sulla riforma Irpef hanno rimarcato il carattere «non credibile» della «base finanziaria» chiamata al momento a sostenere la riforma: sono 8 miliardi, 7 dal 2023, ma 5,5 sono già vincolati all'assegno unico per i figli. E con meno di due miliardi all'anno non si va lontano.
Del resto i pronostici sull'esito negativo di una “analisi d'impatto” del cashback si moltiplicano. Sotto osservazione nel processo di ridefinizione del Recovery Plan sono subito finiti al centro dell'attenzione i 4,7 miliardi annui che nelle bozze elaborate dal Conte-2 vanno sotto l'etichetta della “digitalizzazione della Pa”, ma che sono destinati a finanziare i premi ai pagamenti elettronici. Collocazione eterodossa, che potrebbe essere rivista anche per non rischiare obiezioni comunitarie. Lunedì era stato il comandante generale della Gdf a sostenere che il cashback andrebbe limitato ai settori più a rischio di evasione perché la sua applicazione generalizzata rischia di disperdere risorse per premiare pagamenti già tracciati.
Un altro punto d’incontro fra i professionisti e la commissione riguarda le proposte di revisione della tassazione per gli autonomi. In particolare, i commercialisti hanno voluto rimarcare l'apprezzamento per la proposta, rilanciata nei giorni scorsi anche da Alberto Gusmeroli (Lega), di dilazione ampia (un mese in più per saldo e primo acconto e sei mesi per il secondo acconto) dei versamenti, giudicata «più semplice e meno rischiosa» della cash flow tax ipotizzata dal direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.
La giornata di ieri è stata anche l'occasione per Confedilizia di replicare alle tante proposte di revisione della tassazione immobiliare e del Catasto che hanno cadenzato le audizioni delle commissioni. «Una riforma generale del Catasto non è né necessaria né opportuna », ha sostenuto il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, perché le norme attuali permettono già «di correggere situazioni non più corrispondenti alla realtà». E il rischio è quello di penalizzare ancora il mattone italiano che per Confedilizia è «il più tassato d'Europa».
La riforma non si può poi dimenticare delle regole del processo perché, ha rimarcato il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, «senza una giustizia funzionante è in discussione l'equità» del sistema.
Alessandro Mastromatteo
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