Commercialisti, partita aperta sullo sciopero
I commercialisti si confrontano sul futuro della professione in vista degli stati generali che si svolgeranno a maggio a Roma.
Ieri si è svolto l’incontro tra il Consiglio nazionale e tutte le rappresentanze sindacali.
L’invito è partito dal presidente della categoria Massimo Miani che vuole avviare un dibattito allargato per predisporre un “manifesto” della professione. L’obiettivo è presentarlo il 20 marzo all'incontro che ci sarà con i presidenti degli Ordini locali per poi arrivare con un testo definitivo il 9 maggio agli stati generali della categoria.
Ovviamente si è anche parlato di sciopero, perché venerdì scorso i sindacati Adc e Anc hanno lanciato la proposta dell’astensione collettiva tra fine aprile ed inizio maggio. Un invito a cui al momento gli altri sindacati non hanno ufficialmente risposto (si veda «Il Sole 24 Ore» di sabato 23 febbraio). Anzi qualcuno ha storto il naso all'idea di indire uno sciopero tra il 29 aprile e il 3 maggio prima che la proroga dello spesometro venga formalizzata (ieri il decreto era alla presidenza del Consiglio per la firma).
Tornando all’incontro di ieri tra gli argomenti affrontati ci sono le difficoltà che la categoria sta vivendo, la scarsa attrattività per i giovani, la necessità di aggregazione, e si è ragionato sulle possibili soluzioni.
L’incontro si è concluso con un “patto del silenzio” tra le sigle sindacali; a quanto risulta il silenzio stampa è stato deciso perché ci si trova ancora in una fase interlocutoria. Va aggiunto che alcuni “protagonismi” in passato hanno creato dei fraintendimenti e delle incomprensioni tra le diverse rappresentanze per cui, la scelta di non fare dichiarazioni evita “prese di posizione” che potrebbero compromettere sul nascere questo avvio di dialogo.
Il manifesto della professione e lo sciopero sono due fronti aperti e, per certi versi, molto distanti tra di loro anche se entrambi sono un tentativo di reazione al crescente malcontento. Il manifesto nasce da un’idea del Consiglio nazionale che vuole immaginare la professione del futuro, tra specializzazioni, ricerca di nuova redditività, necessità di creare studi più grandi e multiprofessionali, e per farlo avvia un confronto aperto a tutte le rappresentanze della categoria.
Lo sciopero, invece, parte dai sindacati con lo scopo di dare voce al disagio con l'obiettivo di risolvere problemi contingenti e ottenere soluzioni . Su questo tema il Consiglio nazionale, essendo un organismo pubblico, può solo stare a guardare ed eventualmente - come in questo caso - comprendere i motivi della protesta.