Il CommentoProfessione

Commercialisti, dagli Stati generali un’azione concordata per un ritorno alle tariffe minime

di Maria Carla De Cesari

La prima volta di un presidente di Confindustria alle assise dei dottori commercialisti si consuma alla Nuvola di Fuksas, a Roma. Vincenzo Boccia parte dalle similarità: 110mila gli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti, 160mila gli aderenti a Confindustria, il 90% dei quali con meno di 100 addetti. Confindustria e Ordini dei dottori commercialisti accomunati dall’essere corpi intermedi che rappresentano il valore del lavoro: «Il cardine della Repubblica - ha scandito Boccia - nonostante le distrazioni della politica, incapace o disinteressata dal fare scelte strutturali di politica industriale. Eppure il lavoro è fattore di coesione sociale». Commercialisti e imprenditori hanno un altro elemento in comune, «la fabbrica, là dove si incontrano innovazione, conoscenza, impegno e sacrificio».

Boccia ha esortato i professionisti a coltivare competenze strategiche, per esercitarle a fianco degli imprenditori, insieme con gli adempimenti quotidiani. Infine, ha ricordato il dossier sulla semplificazioni fiscali elaborato da Confindustria e Consiglio nazionale dei dottori commercialisti nei mesi scorsi, solo in parte accolto dal legislatore, e che ancora oggi rappresenta un punto di partenza per un fisco meno oneroso.

I quattro tavoli tematici sulla professione, che nel pomeriggio hanno visto il confronto tra Consiglio nazionale, Ordini e rappresentanti dei sindacati dei commercialisti, sono partiti proprio dal Fisco. Tra le proposte condivise: l’Irap trasformata in addizionale Ires e la possibilità per le Stp di minori dimensioni di optare per il regime di cassa.

Sulla nuove attività sindacati, Ordini e Consiglio nazionale sono convinti di percorrere la strada delle asseverazioni, per esempio dei business plan bancari, con un valore premiale per il cliente. I commercialisti scommettono su attività di interesse pubblico, con una responsabilità ben determinata: nel caso del collegio sindacale si punta a un multiplo del compenso. La richiesta è, d’altro canto, un ritorno alle tariffe minime, con un’azione concordata con le altre professioni.

Il capitolo specializzazioni è invece ancora aperto ed è quello più insidioso per il presidente del Consiglio nazionale Massimo Miani. Il problema è costituito dalle attività specialistiche, che secondo alcuni non possono coincidere con le attuali competenze. Anche i canali di accesso, comprovata esperienza o corsi presso le Scuole di alta formazione degli Ordini (Saf), in convenzione con le università, vanno articolati con equilibrio. Anche perchè non si può dare per scontata la qualità del prodotto formativo delle Saf.