I temi di NT+Le massime di Cassazione

Compensazioni, consolidato, inerenza dei costi

La litispendenza in Cassazione non sana l’omesso contraddittorio società-soci

La riunione delle distinte cause, riguardanti la società di persone ed i loro soci, nel giudizio di Cassazione non può essere rimedio all’originale disintegrità del contraddittorio causato per la diversità dei tempi o per i differenti giudici che hanno affrontato i contenziosi. L’unitarietà dell’accertamento del maggior reddito delle società di persone e dei rispettivi soci, infatti, comporta sempre il litisconsorzio necessario tra società e soci, in difetto del quale la sentenza, anche di appello, è sempre affetta da nullità radicale ed il processo deve essere sempre rinviato al giudice di primo grado.

Cassazione, ordinanza 175/2021

Il comportamento concludente non vale per l’opzione del regime di tassazione di gruppo

L’avvio formale del regime fiscale di tassazione di gruppo può essere operato previa manifestazione di volontà prestata con le modalità previste dall’articolo 119 del Tuir. Pertanto non rileva il comportamento concludente costituito dalla presentazione da parte della controllata del modello Inm e/o dall’allegazione al modello Unico del quadro GM da parte della consolidata. Infatti il regime di tassazione previsto per il consolidato nazionale si configura quale regime fiscale alternativo che richiede sempre l’esercizio dell’opzione, la quale resta vincolante per almeno un triennio.

Cassazione, ordinanza 244/2021

Sanzionabile la compensazione del credito d’imposta non indicato in dichiarazione

L’utilizzazione di un credito d’imposta in compensazione nel modello F24 senza l’esposizione in dichiarazione dei redditi costituisce ai fini sanzionatori una violazione sostanziale e non meramente formale. Infatti tale comportamento rappresenta un pregiudizio all’attività controllo dell’Amministrazione, perché il solo modello F24 non le consente di verificare l’effettiva spettanza del credito d’imposta utilizzato in compensazione.

Cassazione, ordinanza 250/2021

Nessuna incombenza per il giudice prefallimentare senza il deposito degli ultimi tre bilanci

Per l’accertamento della sussistenza dei requisiti di non fallibilità l’imprenditore deve sempre in sede prefallimentare depositare i bilanci degli ultimi tre esercizi esistenti presso il Registro imprese, ma il giudice non è tenuto ad alcuna istruttoria ulteriore laddove tali requisiti non possano essere ritualmente verificati. Infatti la natura officiosa del procedimento prefallimentare impone sempre al Tribunale di attingere gli elementi di giudizio unicamente dagli atti e dagli elementi acquisiti senza alcun obbligo per il giudice di trasformarsi in autonomo organo di ricerca della prova.

Cassazione, ordinanza 283/2021

Oggetto sociale e ricavi fissano i paletti per la deducibilità dei costi

Ai fini della determinazione del reddito d’impresa, è sempre onere del contribuente provare l’inerenza, la certezza e l’effettività dei costi dedotti, perché l’Amministrazione può negare la deducibilità, in assenza delle prove predette, se il costo appare sproporzionato ai ricavi (aspetto quantitativo) o all’oggetto dell’impresa (aspetto qualitativo).

Cassazione, ordinanza 344/2021

Appello improponibile per difetto di interesse se non censura tutte le motivazioni

Il ricorso in appello, che non censura tutte le rationes decidendi, ciascuna delle quali logicamente e giuridicamente idonea a sorreggere la decisione, risulta improponibile per difetto di interesse. Questo in quanto l’eventuale accoglimento dell’impugnazione non potrebbe in alcun modo incidere sulla ratio decidendi che non è stata oggetto di censura, con la conseguenza che la sentenza impugnata resterebbe comunque fondata su di essa.

Cassazione, ordinanza 346/2021