Compensazioni, il credito Iva inizia a erodere il plafond che torna a 700mila euro
Il limite rischia di essere inadeguato in un anno in cui le imprese possono vantare crediti per il crollo degli utili
Il modello Iva 2021, approvato con provvedimento del 15 gennaio 2021, può essere presentato dallo scorso 1° febbraio fino al 30 aprile 2021. Se dalla dichiarazione emerge un credito di imposta, questo potrà essere utilizzato sin da subito in compensazione ai sensi dell’articolo 17, comma 1, Dlgs 241/1997, nei limiti di euro 5mila e, per l’eccedenza, previa presentazione della dichiarazione assistita da visto di conformità.
Il visto non è necessario, fino a 50mila euro, per le start up innovative e per i soggetti Isa che beneficiano del regime premiale (livello di affidabilità almeno pari a 8 per l’anno 2019, ovvero media di almeno 8,5 per il biennio 2018/2019).
La compensazione (oltre 5mila euro) può avvenire soltanto dopo 10 giorni l’avvenuta trasmissione: pertanto, chi ha presentato la dichiarazione entro il 6 febbraio potrà procedere a compensare, con il modello F24 in scadenza il 16 febbraio, importi nei limiti di utilizzo massimo annuale pari a 700 mila euro.
Questo è infatti il plafond in vigore dal 2014. L’articolo 147 del Dl 34/2020 (decreto Rilancio) era intervenuto aumentando il limite di compensazione per Iva (e gli altri crediti) previsto dall’articolo 34, comma 1, della legge 388/2000 fino a un milione per il solo anno 2020, lasciando tuttavia inalterato il limite a regime pari a 700mila euro (per i subappaltatori edili con volume di affari almeno pari all’80% relativo a contratti di subappalto opera il maggior limite di un milione di euro).
Il plafond rileva per ciascun anno solare e, in assenza di nuove disposizioni, torna quindi a 700mila euro per le compensazioni effettuate nel 2021.
Il riferimento è infatti all’anno in cui la compensazione viene effettuata: così il contribuente che abbia presentato una dichiarazione Iva con un credito per l’anno 2019 di 900mila euro utilizzato in compensazione nel 2020 per 750mila euro, potrà compensare al massimo 700mila euro nel 2021 non potendo sommare al plafond il mancato utilizzo di 150mila euro del credito 2019.
Resta comunque impregiudicato il diritto di compensare il credito Iva 2019 inutilizzato nel 2021, prima della trasmissione del modello Iva 2021, continuando ad indicare nel modello F24 il riferimento all’annualità 2019 e avendo altresì cura di indicare le compensazioni del credito 2019 effettuate nel 2021, nel modello Iva 2021.
Il limite di 700mila euro non è riferito soltanto al credito iva, ma è cumulativo e riguarda anche gli altri crediti compensabili (ad esempio Ires/Irpef e Irap). Per i crediti indicati nel quadro RU operano separati limiti indicati all’articolo 1, commi 53-57, delle legge 244/2007 (per la generalità dei crediti vale il limite complessivo di 250mila).
Anche se i numerosi crediti introdotti a seguito della crisi economica non concorrono al limite di 700mila euro e neanche a quello di 250mila euro (tax credit locazioni, bonus aumento di capitale, credito sanificazione e Dpi) il plafond rischia di essere inadeguato in un anno in cui le imprese non hanno ripreso la piena attività e rischiano di sommare al credito Iva anche i crediti delle imposte dirette (per acconti o ritenute eccedenti il saldo) dovuti al crollo degli utili nel 2020.
Per rimediare occorre necessariamente l’intervento del legislatore: il limite di 700mila euro è stato infatti vagliato anche dalla Corte di giustizia Ue (sentenza 16 marzo 2017, causa C-221/16) che, considerato che l’eccedenza può comunque essere chiesta a rimborso, lo aveva giudicato legittimo a condizione di poter recuperare in tempi ragionevoli il credito di imposta.
Maurizio Postal, Ezio Gobbi
Sistema Frizzera