Con la scissione negativa il beneficio raddoppia
Riorganizzazione e razionalizzazione societaria, con riallocazione di asset ritenuti non più strategici e possibilità di far emergere il valore reale dei beni assegnati: sono diverse le ipotesi di interesse pratico nell’operazione di “scissione negativa”, recentemente oggetto di analisi civilistica e contabile nel documento del Cndcec, il Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili, datato 19 luglio 2018 (si veda Il Sole 24 Ore del 20 luglio). Nella normalità dei casi il patrimonio oggetto di una scissione societaria presenta un valore contabile positivo, ovvero le attività scisse risultano iscritte a valori superiori rispetto alle passività scisse.
Situazioni a confronto
Fa eccezione il caso della “scissione negativa”, ove il patrimonio scisso ha un valore contabile negativo, perché le attività che lo compongono risultano iscritte a valori contabili inferiori a quelli delle rispettive passività. In tal caso si possono verificare due situazioni. Nella prima (scissione negativa “contabile”) la negatività si presenta solo a livello contabile, perché se le attività scisse sono valutate a valori correnti il patrimonio netto risulta positivo.
Nella seconda (scissione negativa “reale”) il valore del patrimonio scisso risulta negativo, anche se le attività sono espresse a valore di mercato. La scissione negativa contabile è ritenuta ammissibile dalla prassi notarile, anche se effettuata in favore di una beneficiaria costituita ex novo (Consiglio notarile di Milano, massima n. 72/2005 e Consiglio notarile di Roma, massima n. 1, luglio 2016), purché venga redatta la relazione giurata di stima che attesti il valore positivo del patrimonio scisso.
In passato, la prassi notarile (Notariato Triveneto, massima L.E.1. del 2008) e la giurisprudenza (Cassazione n. 26043/2013) hanno invece negato la possibilità di effettuare una scissione quando il valore del patrimonio scisso è negativo anche a valori correnti. Ciò in quanto una simile scissione non sarebbe di alcuna utilità per la società beneficiaria e violerebbe il principio civilistico dell’«effettività» del patrimonio.
Più di recente il Consiglio notarile di Roma (massima n. 2/2016) ha ammesso la possibilità di realizzare una tale scissione negativa, purché la stessa sia realizzata in favore di una società preesistente, che sia in grado di assorbire il patrimonio negativo o sia in liquidazione. Deve, inoltre, trattarsi di un’operazione effettuata senza alcun rapporto di cambio, perché realizzata nell’ambito di uno stesso gruppo societario; oppure deve prevedere un particolare rapporto di cambio mediante il quale si preveda l’attribuzione di partecipazioni al capitale della scissa da assegnare ai soci della beneficiaria, in cambio del patrimonio negativo ricevuto. Altrimenti, come affermato dal Cndcec, si tratterebbe di un mero accollo di debiti.
Le conseguenze sulla contabilità
Venendo agli effetti contabili, nell’ipotesi di scissione negativa contabile in favore di una “newco”, nel bilancio di apertura della beneficiaria i beni dell’attivo dovranno essere “rivalutati”, entro i limiti del loro valore di perizia, al fine di costituire il capitale iniziale. Altrimenti si verificherebbe la costituzione di una società con patrimonio netto negativo, in violazione dell’articolo 2447 o 2482-ter del Codice civile. Dalla scissione emergerà infatti una posta di equilibrio contabile (una sorta di disavanzo) che potrà essere allocato a rivalutazione dei beni trasferiti. Se, invece, la scissione negativa è in favore di una società preesistente, allora si può evitare di rivalutare i beni in capo alla beneficiaria, se questa ha un patrimonio netto sufficiente ad assorbire la “negatività” di quello ricevuto per scissione oppure si tratta di una società già in liquidazione (ma che non abbia iniziato la distribuzione dell’attivo), che rimane in liquidazione anche dopo la scissione.
Nel contempo, la scissione negativa comporta un incremento patrimoniale in capo alla società scissa, dal bilancio della quale vengono eliminate passività contabili di importo superiore alle attività contabili, per cui si genera una posta di equilibrio (una sorta di avanzo) che va ad incrementare il patrimonio netto della società scissa. La scissione negativa contabile determina quindi frequentemente un doppio beneficio di bilancio: sia per la beneficiaria, la quale può rivalutare i beni ricevuti (contabilmente sottostimati in capo alla scissa); sia per la scissa, che incrementa il proprio patrimonio netto in misura pari al valore contabile negativo del patrimonio trasferito.