Controlli e liti

Concordato preventivo per 2 milioni di partite Iva

La delega fiscale cambia l’accertamento: si parte da professionisti, autonomi e ditte con ricavi fino a 5 milioni di euro oggi obbligate alle pagelle fiscali. Debutta il tutor per 6.200 grandi imprese

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Il concordato biennale parte da una platea di 2 milioni di partite Iva. Il Fisco punta a far da tutor ad almeno 6.200 imprese. Sono questi gli ordini di grandezza su cui il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, e i tecnici dell’amministrazione finanziaria sono già al lavoro per cercare di attuare quanto prima il nuovo corso dell’accertamento una volta che sarà approvato dal Parlamento il Ddl di delega fiscale.

Numeri che emergono dall’asticella in cui si sta cercando di fissare le soglie di accesso. Per il concordato preventivo che dovrà fissare per due anni la base di calcolo delle imposte sui redditi e sull’Irap l’ipotesi è di attestarsi fino a 5 milioni di euro di ricavi o compensi. Tradotto nella pratica, significa di fatto puntare alla platea attuale delle pagelle fiscale, che tecnicamente si chiamano Isa (indicatori sintetici di affidabilità fiscale) e che dal 2018 hanno preso il posto degli studi di settore. E qui la delega propone un incrocio interessante perché proprio tra le righe del Ddl compare il «graduale superamento» delle pagelle che sono l’attuale meccanismo con cui ora il Fisco stimola a dichiarare di più promettendo dei vantaggi (dalle semplificazione sui rimborsi alla riduzione dei controlli) per chi raggiunge un punteggio dall’8 a salire. L’ipotesi su cui Leo e i tecnici stanno ragionando è usare il patrimonio di informazioni e conoscenze implementato dalla Sose, la società pubblica che gestiva prima gli studi di settore e ora le pagelle fiscali, per metterlo a disposizione del nuovo concordato preventivo.

Come il viceministro dell’Economia ha ribadito anche nel corso del videoforum de «Il Sole 24 Ore» di venerdì 17 marzo, l’idea è di utilizzare per il calcolo di partenza tutta una serie di informazioni già disponibili in Anagrafe tributaria come quelle sulla fattura elettronica e i corrispettivi telematici. Ma per rafforzare il calcolo si punta a fare di più. Da un lato, inserendo la variabile dell’intelligenza artificiale su cui l’Agenzia si sta muovendo e attrezzando al proprio interno: la logica è di un impiego in termini anche predittivi, visto che la nuova strategia è di giocare in anticipo e non aspettare il momento dei controlli. Dall’altro, usare anche la capacità più ampia di Sose di guardare anche al contesto macro-economico: riferimento che è stato presente nella logica di costruzione degli studi di settore e poi delle pagelle fiscali e che ha consentito, tra l’altro, di arrivare a determinare le esclusioni dell’obbligo della compilazione degli Isa nel 2020 e nel 2021 per le attività economiche maggiormente colpite dalle restrizioni e dalla crisi generata dal Covid.

Non è tutto, perché potrebbe tornare di nuovo “utile” il meccanismo dei punteggi e dell’affidabilità nella proposta di concordato preventivo. Al momento si tratta di un’ipotesi di lavoro ma l’orientamento è di privilegiare chi ha una lunga storia di elevata affidabilità fiscale (e qui ritornano i voti dall’8 a salire) aprendo una sorta di corsia preferenziale nel concordato. A conti fatti, considerando le ultime statistiche fiscali disponibili (anno d’imposta 2020), le partite Iva che erano entrate nel regime premiale erano circa 900mila.

Per chi sta sotto la soglia dell’8 si potrebbe aprire la strada della necessità di riportare un po’ più in alto l’asticella dell’importo su cui raggiungere il concordato. In questo, come sottolineato dallo stesso Leo, si concretizzerebbero due delle linee generali che attraversano la delega: migliorare la compliance preventivamente, senza quindi nessuna concessione di carattere condonistico ex post, e realizzare a pieno il principio del contraddittorio preventivo, su cui proprio ieri è arrivato un richiamo a intervenire al legislatore dalla Corte costituzionale con la sentenza 47/2023. Inoltre c’è da considerare che con una base di partenza già avviata si potrebbe arrivare ad attuare il concordato preventivo molto prima dei 24 mesi previsti per i decreti delegati, magari con una forzatura sui tempi anche in manovra.

Per le imprese di maggiori dimensioni si spalancherebbero le porte della cooperative compliance, ossia del tutor delle Entrate. Regime che ora è un circolo molto ristretto considerato che il requisito principale è una soglia di volume d’affari o ricavi superiore a un miliardo. Con un drastico ridimensionamento il limite verrebbe abbassato a 50 milioni di euro. Declinato in termini di platea, significherebbe salire dalle poco più di 90 società attuali a circa 6.200 imprese (considerato sempre l’ultimo anno disponibile per le statistiche fiscali). Per poterci arrivare serve un percorso articolato che coinvolgerà l’Oic per la definizione del quattro attraverso cui definire il tax control framework di ciascuna società e poi scenderanno in campo i professionisti che, nello schema di gioco immaginato, dovranno materialmente certificare i “risultati” fiscali di ciascuna società.

Per rendere operativo il prima possibile il nuovo principio dell’accertamento previsto dalla “riforma Leo”, al ministero dell’Economia stanno lavorando in questi giorni alla messa a punto di alcuni emendamenti da presentare al Dl Pnrr (ora all’esame del Senato) finalizzati a potenziare la digitalizzazione dell’intera macchina fiscale. In particolare, si punta soprattutto a garantire nuove risorse umane e finanziarie a Sogei (il partner tecnologico del Fisco) di Sose per mettere in campo gli strumenti di intelligenza artificiali necessari a rendere quanto più puntuali le proposte che l’amministrazione finanziaria dovrà presentare a professionisti e imprese sia ai fini del concordato sia a quelli del tutoraggio.

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