Controlli e liti

Contenzioso tributario, slitta la riforma

Con un decreto legge rischio di incostituzionalità. Verso l’istituzione della «quinta magistratura»

di Ivan Cimmarusti

Slitta la riforma della giustizia tributaria, saltata all’ultimo minuto dal decreto Pnrr 2 di mercoledì 13. A non convincere Palazzo Chigi è proprio l’utilizzo di un decreto legge per un riassetto ordinamentale di così ampia portata: rischia di essere azzardato da un punto di vista costituzionale. Il pallino, ora, torna ai ministri competenti - Marta Cartabia per la Giustizia e Daniele Franco per l’Economia - che dovranno valutare un nuovo veicolo normativo per centrare il sempre più complicato obiettivo di attuare il restyling del contenzioso entro il 31 dicembre prossimo, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il tempo stringe. L’intenzione preliminare di avviare la riforma con un disegno di legge è venuta meno negli ultimi giorni. Difficile, infatti, che con la procedura della legge ordinaria si riesca a concludere una riforma così ampia in un così breve periodo. Tuttavia la strada di un decreto legge non convince.

In ballo c’è un riassetto di portata storica del processo fiscale, che vede l’istituzione di un nuovo ordine giudiziario tributario di merito, con la creazione della cosiddetta «quinta magistratura» che, nelle intenzioni, deve essere rappresentata da un giudice selezionato con concorso e impegnato a tempo pieno. Si tratta di una importante novità, considerato che negli ultimi 30 anni la giurisdizione è stata amministrata da giudici onorari provenienti dalla magistratura (ordinaria, contabile, amministrativa e militare) e da varie professioni, alcune anche non giuridiche, e con impegno part-time.

La bozza di riforma, messa a punto da un gruppo di lavoro interministeriale di otto esperti per il decreto legge Pnrr e visionata da Il Sole 24 Ore, introduce una modifica del decreto legislativo 545/1992 che va a incidere profondamente sull’attuale assetto giudiziario: cambia il giudice e la modalità di reclutamento; i parametri di pensionamento, che passano dai 75 anni attuali ai 72; l’organico dei magistrati, dai 2.850 di oggi a 576 (450 per le Ctp e 126 per le Ctr). A ciò si aggiungano le nuove competenze delle Ctp in composizione monocratica, con potere di decisioni su controversie fino a 3mila euro, una conciliazione «rafforzata» su proposta del giudice, il ricorso nell’interesse della legge e il rinvio pregiudiziale, allo scopo di definire un principio di diritto per arginare le impugnazioni nel merito con effetto deflattivo sulla Cassazione, e l’istanza di prelievo per cause pendenti da più di tre anni. Esclusa, invece, la definizione agevolata per la Suprema corte, oberata da circa 48mila arretrati fiscali: il rischio che sia vista come un condono è troppo elevato.

Un pacchetto di norme che ha trovato anche un ok preliminare di Bruxelles, tanto che la Commissione Ue, nell’ambito delle attività di monitoraggio sull’attuazione del Pnrr, ha chiesto all’Italia di accelerare il processo di riforma. Ma è chiaro che con lo stop di ieri la questione si complica. A contribuenti e professionisti del contenzioso non resta che attendere.

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