Controlli e liti

Crediti falsi per pagare i debiti con il Fisco: con la bonus economy si moltiplicano gli illeciti

In dieci anni compensazioni aumentate di 2,56 volte. Ma crescono le irregolarità

di Ivan Cimmarusti

Mediamente un quinto delle operazioni sospette rilevate dall’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia riguarda fenomeni di violazione della normativa fiscale. Ma il dato più preoccupante è che circa l’80% di queste sono ormai rappresentate da cessioni di crediti d’imposta per la compensazione dei debiti con l’Erario.

Il rischio, però, è che i conti con il Fisco siano pareggiati con titoli falsi, creando così un buco nel bilancio pubblico. Si tratta di schemi di finanza “sporca” che rendono il reato di «indebita compensazione» un’emergenza attuale, a maggior ragione se si considera che negli ultimi dieci anni l’utilizzo dei crediti d’imposta per chiudere le pendenze tributarie pregresse è aumentato di 2,56 volte, come emerge dalla relazione sul rendiconto generale dello Stato.

L’Amministrazione finanziaria da tempo ha alzato il livello di allerta sul «sistema» dei crediti d’imposta fittizi che interessano l’Iva e, in misura sempre più crescente, le varie agevolazioni che si sono susseguite per sostenere l’economia, come la catena dei bonus edilizi. Un fenomeno su cui stanno indagando le Procure italiane, i cui accertamenti si stanno moltiplicando anche in considerazione dell’impennata dei crediti mandati in compensazione: nel 2011 valevano 23,4 miliardi di euro, passati a 50 nel 2016 e oltre 60 nel 2020. Un incremento che – secondo un’analisi di rischio del 2020 dei tecnici dell’agenzia delle Entrate, diretta da Ernesto Maria Ruffini – non è solo spiegato «da dinamiche fisiologiche, legate al legittimo utilizzo del credito a fronte di effettivi investimenti agevolabili», ma anche dalla «diffusione di fenomeni evasivi e fraudolenti di varia natura».

Le stesse comunicazioni diramate dall’Uif, l’ente antiriciclaggio diretto da Claudio Clemente, confermano questo quadro. L’analisi delle segnalazioni per operazioni sospette (Sos) sta confermando l’esistenza di anomalie sulle «cessioni di crediti fiscali e accolli tributari, verosimilmente finalizzate a ottenere indebite compensazioni dei debiti tributari». Per questo l’Uif ha varato la Comunicazione dell’11 febbraio 2021 in cui sono stati precisati i «rischi connessi con l’eventuale natura fittizia dei crediti d’imposta».

Il tracciamento delle frodi è serrato. Basti considerare, per esempio, che nel 2020, nell’ambito di un’attività dell’Agenzia, è stato bloccato 1 miliardo di euro di indebite compensazioni di crediti d’imposta e crediti Iva celati nel modello F24. Altri casi hanno riguardato gli accolli: imprese che si sono fatte carico di debiti tributari di altri gruppi al solo scopo di mandare in compensazione i crediti fittizi.

Nel 2021 il fenomeno delle indebite compensazioni è esploso con i bonus edilizi. Le Procure italiane hanno individuato una rete di imprese che sarebbero state attivate al solo scopo di compiere frodi sul bilancio dello Stato. È emerso un complesso meccanismo di false fatturazioni per lavori edili mai compiuti che dava diritto a crediti d’imposta che poi erano ceduti. Una truffa da 4,4 miliardi di euro, 2 miliardi dei quali finiti in un «sistema» di riciclaggio all’estero. Tuttavia, i calcoli rischiano di non tenere conto di quei crediti fittizi che potrebbero essere già stati utilizzati in compensazione per saldare debiti tributari con il modello F24.

Il tema non è di secondo piano, tanto che negli atti di una maxi inchiesta dei pm di Rimini è precisato che «parte dei crediti inesistenti sono stati già utilizzati per il pagamento in compensazione di debiti fiscali pendenti».

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