Controlli e liti

Criptovalute e antiriciclaggio: un registro per operatori in bitcoin

di Alessandro Galimberti

Criptovalute nel mirino dell’antiriciclaggio. Mentre continua l’altalena in borsa del valore della capofila bitcoin e si rincorrono notizie di epici furti “virtuali” (l’ultimo, da 500 milioni di dollari, a inizio settimana in Giappone) il Mef manda in consultazione pubblica lo schema di decreto per censire i movimenti delle valute figlie delle tecnologie blockchain.

Da ieri e fino al prossimo 16 febbraio è possibile inviare all’indirizzo del ministero (dt.direzione5.ufficio4@tesoro.it) valutazioni, osservazioni e suggerimenti che diventeranno parte integrante del procedimento di formazione del decreto, e che verranno resi pubblici dal Mef salvo espressa richiesta contraria degli interessati.

L’apertura della consultazione è da ricollegare alla norma che la scorsa estate ha anticipato in Italia gli effetti della V direttiva Ue antiriciclaggio (Dlgs 90/2017) e che aveva previsto, tra l’altro la mappatura dei prestatori di servizi di valuta virtuale.

Chi sono i destinatari? Per la legge i «prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale» sono «ogni persona fisica o giuridica che fornisce a terzi, a titolo professionale, servizi funzionali all’utilizzo, allo scambio, alla conservazione di valuta virtuale e alla loro conversione da ovvero in valute aventi corso legale». Come si può notare, il momento rilevante per la tracciabilità del possessore di criptovaluta è quello di transazione dalla moneta fisica al bitcoin, momento che dovrà pertanto essere “fotografato” dal prestatore di servizi per intercettare eventuali indizi di operazione a rischio di riciclaggio.

Lo scopo dell campagna di “emersione” delle transazioni in tecnologia blockchain è in prima battuta quello di acquisire informazioni sulla dimensione del mercato, tanto che il censimento riguarderà anche tutti gli operatori commerciali che accettano la valuta virtuale per pagamento di beni, servizi o «altre utilità».

Il termine per iscriversi al “club” degli operatori in valute virtuali - mediante comunicazione obbligatoria al Mef - sarebbe, almeno in questa prima bozza, il 1° luglio prossimo. Al ministero gli “esercenti” di e in criptovalute dovranno fornire una serie di informazioni standardizzate in un modello già predisposto - e allegato al decreto - circa l’identità fisica/giuridica , indirizzo Pec , luogo fisico e/o virtuale di svolgimento dell’attività.

L’anagrafica dei prestatori di servizi “cripto” sarà poi gestita in un registro pubblico informatizzato, la cui iscrizione è presupposto per lo svolgimento dell’attività anche per chi era già operativo prima dell’entrata in vigore del decreto (e avrà 60 giorni di tempo per mettersi in regola con le nuove norme).

Il monitoraggio sul mondo para-sommerso delle valute virtuali sarà costante, al punto che ogni informazione sui prestatori sarà segnalata in tempo reale alla Guardia di finanza e anche alla Polizia postale se ne faccia richiesta per attività legata a indagini su antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Intanto torna di attualità anche il versante dei compro oro. Il Dipartimento del tesoro ha ultimato in questi giorni l’istruttoria sul decreto ministeriale per le specifiche tecniche di alimentazione del registro degli esercenti, che quindi dovrà essere avviato nei 3 mesi successivi all’entrata in vigore del provvedimento normativo.Anche qui accanto a scopi di polizia c’è soprattutto l’esigenza di dare quantificazione a un fenomeno sino ad oggi passato molto sotto traccia,e di fatto per larga parte ignoto.

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