Controlli e liti

Entrate, inizia l’«era» Maggiore: alla prova su incassi e riassetto

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Dopo il via libera definitivo alla nomina prima della Conferenza unificata e poi del Consiglio dei ministri, alle Entrate inizia l’«era» di Antonino Maggiore. Il nuovo direttore dell’Agenzia, che tuttora è generale di divisione e comandante regionale in Veneto della Guardia di Finanza, sarà pienamente operativo (così come i suoi colleghi alle Dogane e al Demanio) dopo la registrazione alla Corte dei conti del decreto di nomina firmato dal Quirinale.Giorni che serviranno per approfondire meglio e prendere i contatti con la macchina amministrativa del Fisco italiano.

Una macchina da cui l’Erario quest’anno si aspetta 16,8 miliardi di euro, così come specificato nell’ultima versione del piano degli indicatori dell’Agenzia e in attesa della firma definitiva della convenzione con il Mef. C’è una montagna da scalare, stando almeno ai numeri del primo semestre di quest’anno: i 6,7 miliardi incassati al 30 giugno scorso per quasi la metà arrivano da controlli automatizzati, ossia dal riscontro attraverso i terminali di errori di liquidazione o formali di dichiarazione che il più delle volte sono commessi non da evasori incalliti. Per il resto, almeno 1,6 miliardi - stando alle cifre che circolano all’interno di via Cristoforo Colombo - arrivano da accertamenti con adesioni, mediazioni e conciliazioni: l’attività di deflazione del contenzioso. Altri 1,5 miliardi arrivano da accertamenti nei confronti di chi ha evaso e i 700 milioni mancanti dal ravvedimento grazie alle lettere di compliance (circa 1,2 milioni inviate nel primo semestre 2018): uno strumento che negli ultimi due anni, oltre a rappresentare il cambio di strategia nel rapporto Fisco-contribuenti, continua a dare risultati e rappresenta uno dei punti da cui Maggiore potrà ripartire.

Per centrare l’obiettivo a fine anno dei 16,8 miliardi un contributo potrà arrivare dalle sanatorie in corso. Negli ultimi due anni ci sono state le voluntary disclosure e poi l’edizione «1.0» della rottamazione delle cartelle (con quest’ultima Ruffini ha già garantito entrate extra per 1,3 miliardi), mentre per il 2018 la nuova definizione agevolata dei ruoli dovrebbe garantire alla causa del recupero di evasione una cifra di circa 1,7 miliardi. L’incognita principale però è rappresentata, sia per la rottamazione che per tutti gli incassi da accertamento, dagli annunci di pace fiscale che dovrebbe partire dal 2019 e avere un perimetro molto più ampio delle sole cartelle, arrivando fino alle liti.

Per raggiungere i risultati servirà una macchina a pieni giri e tutta da motivare. La riorganizzazione interna prevede l’istituzione delle nuove figure di quadri: 1.483 posizioni organizzative con una selezione (articolata in una valutazione dei titoli di studio e delle esperienze professionali nel settore di attività relativo all'incarico e in un colloquio) da completare entro il 31 dicembre. Tra le immediate priorità di Maggiore ci sarà quella di doversi confrontare con la sentenza del Tar Lazio, che ha chiesto di bandire il concorso per 403 dirigenti per soli esami entro la fine dell’anno (si veda Il Sole 24 Ore del 18 agosto scorso). Si tratta essenzialmente di chiudere la stagione di instabilità prodotta dallo stop della Corte costituzionale (sentenza 37/2015) alle norme che avevano consentito di conferire incarichi dirigenziali ai funzionari senza passare prima dai concorsi.

Senza dimenticare il contributo ideativo che i vertici dell’Agenzia dovranno anche dare a strettissimo giro per la messa a punto delle misure antievasione e spesso di nuove entrate per far quadrare i conti della legge di Bilancio. Su questo terreno Maggiore potrà far valere la preparazione acquisita in quasi 40 anni di carriera in GdF, di cui quasi 20 in ruoli di comando.

I risultati attesi

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