Professione

Equo compenso, in Commissione il voto poi il passaggio all’Aula

Per accelerare l’iter si è deciso di bocciare tutti gli emendamenti presentati

di Federica Micardi

La norma sull’equo compenso dovrebbe ottenere il via libera dalla Commissione Giustizia, per poi passare al voto dell’Aula che, assicurano i ben informati, arriverà entro l’estate.

In Commissione è passata la linea tracciata dal centrodestra (FdI, Lega e FI), che ha deciso di ritirare tutti gli emendamenti presentati per il timore che un allungamento dei tempi - con il ritorno alla Camera - avrebbe compromesso l’approvazione della norma per la fine della legislatura. Pd, Iv e M5s hanno, invece, deciso di mantenere una quindicina di emendamenti. Quelli trattati sono stati tutti bocciati, insieme al centrodestra hanno votato contro Alternativa C’è e Italexit; astenuti i rappresentanti di Svp e Leu. Domani, se come sembra probabile, saranno bocciati i pochi emendamenti rimasti (tre o quattro) il testo sarà definitivamente approvato.

In questi mesi sono state sollevate diverse eccezioni sull’AS 2419; il testo su cui si sta lavorando è stato presentato dalla leader di FdI Giorgia Meloni e integrato con le proposte di legge dei deputati Morrone (Lega), Mandelli (Fi), Bitonci (Lega) e Di Sarno (M5S).

Due sono le linee che si sono imposte in questi mesi: approvare del testo così com’è per evitare di vanificare il lavoro fatto finora o migliorare il testo pur con il rischio che la norma non arrivi al traguardo entro la fine della legislatura.

La legge sull’equo compenso riguarda le banche, le assicurazioni, le imprese che hanno più di 50 dipendenti o un fatturato superiore a 10 milioni di euro, la pubblica amministrazione ad eccezione delle società partecipate, di quelle cartolarizzate e degli agenti della riscossione. La copertura è di 150 milioni l’anno dal 2022.

Gli aspetti più criticati del testo, che dovrebbe uscire oggi dalla Commissione, riguardano la platea interessata e il sistema sanzionatorio. In merito alla platea, la norma impegna solo le imprese medio-grandi (quando la stragrande maggioranza delle imprese nostrane è piccola o media), e nella Pa l’equo compenso si applica ai soli rapporti convenzionali, restano quindi esclusi i rapporti individuali, relativi cioè alle singole prestazioni, che sono numerosi. Esclusi anche i contratti già in essere, scelta obbligata per ottenere il nullaosta della Ragioneria.

Sul fronte delle sanzioni i professionisti iscritti a un Ordine che accettano un compenso sotto la soglia di equità sono sanzionati e commettono un illecito disciplinare, non c’è però un analogo trattamento per i professionisti che non hanno un Ordine, un rischio per il mercato dei servizi professionali dove la concorrenza si fa proprio sul “costo della prestazione” segnalato di recente anche dal presidente della Commissione di vigilanza delle Casse di previdenza dei professionisti Tommaso Nannicini.

Un appello alla Commissione Giustizia per non approvare il testo in discussione è arrivato ieri dal Colap, il Coordinamento libere associazioni professionali. Secondo la presidente Emiliana Alessandrucci «l’eventuale approvazione di un testo pensato esclusivamente per gli avvocati, senza prestarsi al dialogo con tutte le altre realtà del mondo professionale, sarebbe un vero e proprio tradimento nei confronti di milioni di professionisti. Qualora questo disegno di legge venisse approvato non avremmo altro che ulteriore confusione e vuoti normativi».

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