Evasione fiscale, la misura di prevenzione patrimoniale non è automatica
Il solo status di evasore fiscale del soggetto vicino alla 'ndrangheta non basta per affermare la pericolosità generica che giustifica la misura di prevenzione patrimoniale. La Cassazione con la sentenza 6067, accoglie in parte il ricorso contro il decreto con il quale la corte d'Appello aveva disposto nei confronti dell'imputato sia la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, sia la misura di prevenzione patrimoniale della cauzione e della confisca dei beni mobili e immobili.
La corte di Cassazione “salva” solo la misura di prevenzione personale e annulla la patrimoniale. La prima era stata, infatti, adottata sulla scorta della pericolosità del ricorrente qualificato come soggetto prossimo a una cosca, mentre la seconda era motivata da una pericolosità generica in quanto evasore fiscale. La Corte di merito aveva con precisione indicato gli elementi di continuità al clan. Per la pericolosità generica i giudici di seconda istanza si erano, invece, limitati a precisare che dai molti indizi acquisiti si doveva concludere che il ricorrente, fin dall'inizio della sua attività imprenditoriale (1978) aveva sempre “frodato” il fisco, con rilevanti profitti da reato. Per la Cassazione è una motivazione solo apparente rispetto ai requisiti fissati dall'attuale codice antimafia e dalle misure di prevenzione (articoli 1 e 4 del Dlgs 159/2011). L'evasore fiscale non può essere automaticamente ritenuto «abitualmente dedito ai traffici delittuosi» come previsto dalla norma.
Per arrivare alla confisca, come avvenuto nel caso specifico, era necessario individuare le fattispecie delittuose a cui collegare i traffici del ricorrente. La sola condizione di evasore, infatti, non basta, visto che alla sottrazione degli obblighi tributari l'ordinamento dà diverse risposte, amministrative e penali, distinguendo tra ipotesi contravvenzionali e delittuose. E solo queste ultime soddisfano i requisiti fissati dal codice delle misure di prevenzione.
Cassazione, sentenza 6067/2017