Adempimenti

Fattura elettronica per i forfettari, pressing per il rinvio al 2023

Per le categorie la partenza dal 1° luglio è foriera di complicazioni. Con tutti i dati a disposizione del Fisco margini per superare reverse charge e split payment

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Non è ancora operativa con la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», ma sull’estensione della fattura elettronica anche alle partita Iva in flat tax (seppur con l’esclusione fino a 25mila euro di ricavi o compensi fino al 2024) ci sono già richieste di modifica da parte delle categorie. Sono soprattutto i rappresentanti delle piccole e medie imprese e dei professionisti ad aver fatto sentire la propria voce. Il messaggio recapitato al Governo è che nella formulazione prevista dalla bozza di decreto entrato in Cdm (e già corretta appunto con l’esonero a 25mila euro su spinta del ministro del Mise , Giancarlo Giorgetti) si rischia di complicare la vita agli operatori senza garantire un beneficio di piena visibilità dei dati di tutte le fatture emesse.

Il problema è legato soprattutto alla decorrenza del nuovo obbligo. La data spartiacque del 1° luglio ha come effetto di spezzare a metà il 2022, comportando una gestione sul doppio binario tra fatture cartacee e fatture elettroniche inviate tramite il sistema di interscambio (Sdi) delle Entrate. Nonostante sia stata prevista la moratoria con il termine di emissione di un mese dall’effettuazione dell’operazione per il periodo da agosto a settembre, la questione è che bisognerebbe gestire anche una doppia conservazione e bisognerebbe poi prendere confidenza e con il pagamento del bollo telematico.

Come fanno notare anche alcune segnalazioni giunte a Il Sole 24 Ore, ci sarebbe comunque poco tempo per adeguarsi: meno di due mesi per una platea stimata di 700-800mila (considerando le esclusioni fino al 2024) piccole o piccolissime partite Iva – e in alcuni casi poco strutturati - rischiano di trasformarsi in un countdown non facilmente gestibile ad anno in corso.

«Non sarà un passaggio semplice e indolore, vista la platea di contribuenti interessati, perché un cambio in corso d’anno destabilizza e rischia di creare confusione», sottolineano dall’Unione nazionale giovane dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) chiedendo chiarezza da subito sul calcolo e sul riferimento ai 25mila euro per le esclusioni. E anche i tributaristi dell’Int manifestano la volontà «al Governo e al Parlamento la non applicazione delle sanzioni per tutto il secondo semestre 2022 e non come attualmente sembrerebbe normato solo su base mensile per il primo trimestre di applicazione, portando quindi l’obbligatorietà a regime dal 1° gennaio 2023».

Tuttavia non si può dimenticare che l’allargamento della platea, per cui l’Italia ha chiesto e ottenuto un’autorizzazione dall’Unione europea, è un pezzo della strategia al contrasto all’omessa fatturazione e all’evasione con consenso. Pertanto anche la partenza da metà anno può garantire un importante primo bacino di informazioni utili per gli incroci di dati e per bloccare sul nascere potenziali situazioni a rischio frode. Un po’ come era accaduto nel 2018 quando l’obbligo di e-fattura B2B e B2C era partito limitatamente ad alcune categorie.

Per il mondo delle attività produttive, però, l’allargamento dell’obbligo con la conoscenza in tempo reale di tutti i dati per il Fisco deve essere l’occasione per eliminare tutta una serie di adempimenti antievasione stratificatisi negli anni. Ad esempio, il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, indica la necessità di abrogare il sistema del reverse charge in edilizia e quello dello split payment, di ridurre la ritenuta sui bonifici bancari relativi a spese che danno diritto a detrazioni, di eliminare l’obbligo di trasmissione delle liquidazioni periodiche Iva e innalzare il limite di compensazione dei crediti fiscali in assenza di visto. Si tratterà di capire quali e quanti siano i margini per Governo e Parlamento per accogliere queste richieste.

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