Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: concordato preventivo, perdite deducibili, svalutazione crediti in bilancio

di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

L’attestatore del concordato preventivo deve dare conto ai creditori di un quadro esaustivo delle opportunità alternative alla procedura. La perdita conseguente ad una transazione raggiunta con un cliente è sempre fiscalmente deducibile. L’integrale svalutazione in bilancio di un credito non ne consente il suo stralcio dalle poste di bilancio. L’incarico professionale di tenuta della contabilità non consente esimente per l’imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta documentale. La cessione di immobili gravati da ipoteca non configura distrazione se il trasferimento di proprietà avviene con accollo liberatorio del mutuo ipotecario. Sono i temi delle massime delle principali pronunce della Cassazione in materia tributaria e societaria dell’ultima settimana.

Il quadro non esaustivo è un inadempimento dell’attestatore nel concordato preventivo di continuità
L’inadempimento del professionista attestatore della proposta nel caso di concordato preventivo in continuità può essere valutato sulla base dell’offerta di un quadro esaustivo delle opportunità alternative alla continuità aziendale, che costituisce un dato informativo minimo da offrire in comparazione ai creditori. Questo in quanto la diligenza del professionista attestatore ha ad oggetto la veridicità dei dati aziendali, la fattibilità del piano e la funzionalità della continuità dell’impresa al miglior soddisfacimento dei creditori, che rappresentano il limite esterno di valutazione dell’esattezza dell’adempimento del mandato ricevuto e il reale oggetto della prestazione.
Cassazione, ordinanza 10752/2018

La perdita per una transazione raggiunta con un cliente è sempre fiscalmente deducibile
È legittima la deduzione fiscale dal reddito d’impresa della perdita conseguente ad una transazione raggiunta dall’imprenditore con un proprio cliente per un importo notevolmente inferiore al credito originario purché conseguente ad una valutazione oggettiva che sconsiglia il proseguimento dell’azione giudiziale. Questo in quanto non è necessario che il creditore si attivi per conseguire una dichiarazione giudiziale dell’insolvenza del debitore essendo sufficiente che le perdite siano sempre documentate in modo certo e preciso.
Cassazione, ordinanza 10643/2018

Il credito integralmente svalutato non ne legittima lo stralcio dal bilancio
L’integrale svalutazione di un credito non permette lo stralcio della posta dal bilancio. Questo in quanto, a differenza della perdita dove il credito diventa definitivamente inesigibile, nel caso della svalutazione il credito non viene meno né dal punto di vista giuridico, in quanto la pretesa può sempre essere fatta valere presso il creditore inadempiente, né dal punto di vista economico, in quanto il credito conserva un proprio valore che può ancora essere soddisfatto attraverso una procedura di ricupero coattivo.
Cassazione, ordinanza 10685/2018

La contabilità affidata al commercialista non è un’esimente dalla bancarotta fraudolenta documentale
Anche nel caso di incarico professionale demandato al commercialista l’imprenditore fallito può comunque essere imputato per bancarotta fraudolenta documentale a seguito della non corretta tenuta delle scritture contabili. Anche nel caso di mandato professionale conferito a persona munita di specifiche cognizioni tecniche l’imprenditore non è mai esonerato dall’obbligo di vigilare e controllare le attività svolte dal delegato, sussistendo la presunzione che i dati contabili siano trascritti secondo le indicazioni fornite dal titolare dell’impresa.
Cassazione, sentenza 20798/2018

Non è distrazione il trasferimento di proprietà con accollo liberatorio del mutuo ipotecario
La cessione nel periodo sospetto di beni immobili gravati da ipoteca, il cui valore di mercato risulti inferiore all’ammontare del credito garantito, è comunque idonea ad integrare in capo alla società, poi fallita, un atto distrattivo qualora ciò sia avvenuto da parte sua senza un corrispettivo in denaro, ma con la sola previsione di accollo cumulativo in capo all’acquirente del mutuo già concesso dalle banche. Questo in quanto, per potere considerare tale operazione non distrattiva, l’accollo del mutuo ipotecario in capo all’acquirente deve risultare liberatorio per la società debitrice poi fallita.
Cassazione, sentenza 20807/2018

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