Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: contributo unificato, accollo fiscale, concordato preventivo

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di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

Anche in caso di compensazione delle spese il diritto al rimborso del contributo unificato spetta solo nel processo amministrativo e non in quello tributario. L’appello senza difensore abilitato è inammissibile se già la Ctp aveva richiesto l’assistenza tecnica. Accollo fiscale a rischio penale se lo stesso non avviene tra i medesimi soggetti. Doppio requisito per la prova in capo all’amministrazione che vuole riqualificare la donazione in compravendita. Senza valido scopo contrattuale è elusiva la donazione del figlio alla madre per consolidare la proprietà del terreno ceduto poi ad un terzo. Sono i temi della rassegna delle massime relative alle principali pronunce in materia tributaria della Cassazione depositate nella settimana dall’11 al 15 dicembre.


Il rimborso del contributo unificato spetta solo nel processo amministrativo
Nel processo amministrativo il contributo unificato atti giudiziari costituisce un’obbligazione ex lege sottratta alla potestà del giudice di liquidarne autonomamente l’ammontare e anche in mancanza di una specifica statuizione in sentenza, se è stata sancita la compensazione delle spese di giudizio, grava sempre sulla parte soccombente l’obbligo di restituzione alla parte vittoriosa di quanto versato. Siffatto principio non è analogicamente applicabile al processo civile e pertanto neppure al processo tributario in quanto il legislatore, diversamente rispetto al processo amministrativo, ha regolato in maniera autonoma la fattispecie di compensazione delle spese processuali.
•Cassazione, ordinanza 29681/2017

L’appello senza difensore abilitato è inammissibile se già chiesto dal giudice
L’ordine impartito dal giudice al contribuente nel giudizio di primo grado di munirsi di assistenza tecnica – nel caso in cui il contribuente non si sia avvalso dell’assistenza di un difensore abilitato per proporre l’impugnazione dell’atto impositivo – ancorché astrattamente ammissibile anche in secondo grado, se viene reiterato dal giudice d’appello determina l’inammissibilità del gravame proposto. Questo in quanto la reiterazione dell’invito a munirsi di difensore nei confronti di un contribuente già reso edotto dal giudice tributario di primo grado della mancanza della necessaria difesa tecnica costituisce conseguenza di un comportamento negligente addebitabile unicamente al ricorrente e la sospensione del giudizio che ne consegue potrebbe risultare in contrasto con il principio di ragionevole durata del processo.
•Cassazione, Sezioni Unite, sentenza 29919/2017

Accollo fiscale a rischio penale se lo stesso non avviene tra i medesimi soggetti
Può costituire operazione illecita e penalmente rilevante l’accollo del debito del contribuente (accollato) se lo stesso viene pagato da una terza società (accollante) che lo onora non pagandolo direttamente, bensì mediante compensazione con un proprio credito acquistato a sua volta da soggetti che per varie ragioni non potevano monetizzarlo. Questo in quanto integra il delitto di indebita compensazione il pagamento di debiti fiscali mediante compensazione con crediti d’imposta a seguito del «accollo fiscale», ove commesso attraverso l’elaborazione e/o commercializzazione di modelli di evasione fiscale, poiché l’articolo 17 del Dlgs 241/1997 non solo non prevede il caso dell’accollo, ma richiede che la compensazione avvenga unicamente tra i medesimi soggetti.
•Cassazione, sentenza 55794/2017

Termini perentori per il deposito della somma per il concordato preventivo
Ha natura perentoria nel concordato preventivo il termine fissato dal Tribunale, in base al terzo comma dell’articolo 163 della legge fallimentare per il deposito della somma necessaria per l’intera procedura. Questo in quanto, rappresentando uno dei requisiti per l’adozione del provvedimento di ammissione, la sua mancanza è in grado di innescare il sub-procedimento di revoca dell’ammissione alla procedura.
•Cassazione, ordinanza 29628/2017

L’inadempimento post concordato apere al fallimento
Non vi sono preclusioni alla dichiarazione di fallimento di una società con concordato preventivo omologato se per i debiti già sussistenti alla data del ricorso, ancorché modificati attraverso l’omologazione, si sia poi verificato l’inadempimento. Questo in quanto l’obbligatorietà del concordato preventivo riguarda anche i creditori anteriori, ovvero pretermessi e/o successivamente accertati, che in diretta conseguenza dell’omologazione, pur subendo la modifica irreversibile del loro titolo originario, conservano comunque la qualifica di creditori che consente loro, in presenza dell’inadempimento della procedura, di sollecitare la verifica della sussistenza dello stato di insolvenza anche se il concordato non è stato ancora risolto.
•Cassazione, ordinanza 29632/2017

Doppio requisito per riqualificare la donazione in compravendita
Solo in caso di donazione simulata di un terreno edificabile per assenza di spirito liberale e con corrispettivo conseguito dalla successiva cessione a titolo oneroso dalla donante è possibile ritenere la simulazione e riqualificare l’iniziale atto di liberalità quale compravendita. Questo in quanto deve sempre essere provato dall’amministrazione che il donante sia effettivamente rientrato in possesso dei proventi conseguiti da parte del donatario attraverso la successiva compravendita.
•Cassazione, sentenza 29189/2017

Senza valido scopo contrattuale è elusiva la donazione del figlio alla madre
Nel caso in cui non venga dimostrata l’esistenza di un valido scopo contrattuale è da ritenersi elusiva la donazione da parte del figlio alla madre della quota parte di un terreno a lui pervenuto dal padre per consentire la successiva cessione a titolo oneroso ad una società terza. Questo in quanto, trattandosi di operazione elaborata in famiglia, deve essere adeguatamente provata la volontà di arricchire la madre per scongiurare la volontà di sottrarsi alla tassazione della plusvalenza emergente.
Cassazione, sentenza 29190/2017

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