FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: fallimento, Iva, dazi, accertamento e operazioni inesistenti
Credito sub judice non esplicitato al curatore fallimentare all’apertura della procedura riguardante il fallimento della società non può poi essere ricuperato. Operazioni simulate non assoggettabili ad Iva in quanto non equiparabili alle operazioni soggettivamente inesistenti se non viene provata l’avvenuta esportazione dei beni. I dazi corrisposti dalla società costruttrice italiana per acquistare beni esteri necessari a realizzare la nave poi esportata sono rimborsabili previa prova. Il mancato contrasto dell’amministrazione alla domanda del contribuente introdotta in primo grado del ricorso non integra il principio di non contestazione. Costi per operazioni soggettivamente inesistenti sempre deducibili anche quando viene provata la consapevolezza del contribuente. Polizza fideiussoria a favore dell’amministrazione con certezza per il contribuente dei termini contrattuali di durata già pattuiti. Prima dell’introduzione dell’articolo 73, comma 5 del Tuir ai fini dell’individuazione della sede effettiva della società di diritto estero non rileva la residenza italiana degli amministratori.
Si perde il credito sub judice non comunicato al curatore fallimentare
Il credito sub judice, non portato a conoscenza del curatore fallimentare che ha poi disposto la chiusura del fallimento per insufficienza di attivo e la cancellazione dal Registro Imprese, impedisce agli ex soci di ottenerlo successivamente perché si presume che la società già fallita vi abbia rinunciato. Ancorché a seguito di chiusura del fallimento per insufficienza dell’attivo venga ad ingenerarsi un fenomeno successorio in forza del quale i rapporti non realizzati dal curatore si trasferiscono ai soci in regime di contitolarità o comunione indivisa, può infatti ugualmente ritenersi che esso sia stato ab origine tacitamente rinunciato dalla società non potendo in alcun modo diventare oggetto di ricupero giudiziale.
● Cassazione, ordinanza 13921/2019
Niente esenzione Iva per l’operazione soggettivamente inesistente
In caso di operazioni simulate generalmente non è dovuta l’imposta, perché un’operazione, di per sé non imponibile, non muta tale qualifica per il solo fatto di essere stata simulata. Tuttavia, in caso di operazioni soggettivamente inesistenti, la cedente non può invocare l’esenzione ai fini Iva, quando emerge la prova incontrovertibile che nessuna esportazione dei beni è stata realizzata.
● Cassazione, ordinanza 13743/2019
L’onere probatorio spetta a chi chiede la restituzione del dazio
Spetta alla società di costruzioni navali, che intende avvalersi del diritto alla restituzione forfettaria del dazio pagato sulle merci importate ed impiegate per la costruzione della nave successivamente esportata in un Paese straniero, assolvere l’onere probatorio. Per i beni che provengono da Paesi presso rispetto ai quali permane l’obbligo di pagamento del dazio, bisogna infatti dimostrare sia di avere effettivamente corrisposto gli stessi dazi e che il valore di rimborso non eccede la soglia risultante dall’applicazione della percentuale forfettaria di cui all’articolo 1 del D.p.r. 15 luglio 1954 e dell’articolo 18 della Tabella Allegata.
● Cassazione, ordinanza 14012/2019
Il principio di non contestazione non scatta sul piano delle allegazioni
Il mancato contrasto, da parte dell’amministrazione nel proprio atto di costituzione in giudizio del primo grado alla domanda del contribuente di conseguire la rivalutazione monetaria, non determina la successiva preclusione alla possibilità di domandarne il rigetto, in applicazione del principio di non contestazione. Infatti, nel processo tributario, il principio di non contestazione trova applicazione sul piano probatorio ma non anche su quello delle allegazioni. Pertanto la specificità del giudizio tributario, avente ad oggetto l’indisponibilità dei diritti controversi, fa sì che la mancata presa di posizione dell’Amministrazione sui motivi di opposizione alla pretesa tributaria non equivalga ad una sua ammissione.
● Cassazione, ordinanza 14046/2019
Deducibili i costi sostenuti per operazioni soggettivamente inesistenti
In virtù dell’articolo 14, comma 4-bis, della legge 24 novembre 1993, n. 537, novellato con il Dl 2 marzo 2012, n. 16, i costi delle operazioni soggettivamente inesistenti sono sempre deducibili, anche quando l’acquirente sia consapevole del carattere fraudolento delle operazioni. Ciò vale per il solo fatto che i costi siano stati sostenuti, a meno che si tratti o di costi in contrasto con i principi di effettività, inerenza, competenza, certezza, determinabilità o determinatezza, ovvero di costi relativi a beni o servizi direttamente utilizzati per il compimento di un delitto non colposo.
● Cassazione, ordinanza 14204/2019
La proroga dell’accertamente non si estende alla polizza fideiussoria
La proroga dei termini per l’accertamento non può interessare la polizza fideiussoria originariamente stipulata dal contribuente a favore dell’amministrazione se ciò non emerge in modo obiettivo dalla comune intenzione di entrambi i contraenti. Infatti la polizza fideiussoria, stipulata al fine di garantire all’Amministrazione la restituzione delle somme indebitamente versate ai contribuenti in sede di rimborso anticipato dell’Iva, rappresenta pur sempre un contratto di garanzia collegato ai termini ordinari di accertamento dell’imposta. In esso prevale l’affidamento riposto dalla parte controinteressata alla chiarezza dei patti sottoscritti e le obbligazioni reciproche possono essere svincolate dal loro perimetro definito solo se ciò emerge dall’intenzione comune delle stesse controparti contrattuali.
● Cassazione, ordinanza 14400/2019
La residenza italiana degli amministratori non stabilisce la sede della società
L’individuazione della sede effettiva dell’amministrazione di una società di diritto olandese può basarsi anche sul luogo di svolgimento dei consigli di amministrazione e delle assemblee dei soci e sulla disponibilità in loco dei locali necessari allo svolgimento delle attività di amministrazione e gestione. Questo in quanto, prima dell’introduzione del quinto comma dell’articolo 73 del Tuir, avvenuta con Dl 4 luglio 2006 n. 223, la residenza italiana degli amministratori non è di per sé sintomatica dell’ubicazione della sede dell’amministrazione effettiva sul territorio italiano.
● Cassazione, sentenza 14527/2019
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