FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: fatture, accollo fiscale e fallimento
Senza tassazione proporzionale la riserva di nomina dell’acquirente nel definitivo. L’effetto devolutivo dell’appello assorbe l’obbligo di censurare specificamente la sentenza. La fattura generica mina il principio di inerenza e fa saltare la deducibilità del costo. L’avvenuto patteggiamento penale da solo non basta a provare la fittizietà dei lavori edili. Reato per l’accollo fiscale utilizzato per pagare mediante compensazione i propri debiti fiscali. Credito tributario contestabile anche dopo la scadenza dei termini per l’accertamento. La revoca della dichiarazione di fallimento rende improcedibile il giudizio di opposizione. Legittima la revocatoria della curatela nei confronti di una società di rimorchiatori. Il fallimento del correntista scioglie il rapporto di conto corrente bancario. Sono i temi delle massime delle principali sentenze in ambito tributario e societario della Cassazione dell’ultima settimana.
ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO
Senza tassazione proporzionale la riserva di nomina dell’acquirente
In caso di dichiarazione di nomina non conforme alla riserva già espressa a favore del terzo nominato in origine, il promissario acquirente originario non è comunque tenuto a corrispondere nuovamente l’imposta di registro proporzionale come assolta dal terzo nominato acquirente finale. Questo in quanto il contratto di compravendita immobiliare definitivo è intervenuto unicamente tra il terzo nominato tardivamente e la parte venditrice, mentre la parte promissaria acquirente è rimasta totalmente estranea ragione per cui non è mai possibile applicare nei suoi confronti l’imposta di registro dovuta per la compravendita.
•Cassazione, ordinanza 3176/2018
L’effetto devolutivo assorbe l’obbligo di censurare specificamente la sentenza
L’amministrazione soccombente nel processo tributario di primo grado può appellare la sentenza a sé sfavorevole senza necessariamente dovere contestare specifici brani di essa. Intanto basta che ribadisca le stesse argomentazioni già esposte nella costituzione al fine di avvalorare la fondatezza della pretesa. Poi il carattere devolutivo pieno dell’appello quale mezzo di impugnazione obbliga il giudice ad entrare nel merito e valutare la fondatezza dell’accertamento.
•Cassazione, ordinanza 3267/2018
La fattura generica mina il principio di inerenza
Il contribuente ha sempre l’onere di provare l’esistenza, l’inerenza e la coerenza dei costi fiscalmente dedotti. Intanto, per potere fondatamente desumere l’esistenza e la coerenza economica dell’acquisto non basta che i costi siano stati contabilizzati ma deve esserci idonea documentazione a supporto. Ma la generica indicazione in fattura di natura, qualità e quantità dell’operazione fa sempre venir meno l’inerenza in quanto viola le finalità di trasparenza e conoscibilità poste a garanzia dell’attività di controllo e verifica.
•Cassazione, ordinanza 3285/2018
L’avvenuto patteggiamento da solo non basta a provare la fittizietà dei lavori
L’avvenuto patteggiamento in sede penale non basta da solo a far presumere l’oggettiva inesistenza delle fatture dedotte per lavori edili. Intanto la scelta del contribuente può essere motivata da ragioni personali di opportunità, per l’accelerazione degli esiti nonché per i minori costi ad aderire al patteggiamento. Poi l’effettività dei lavori può comunque essere provata da diversi elementi, quali la positiva verifica dei fondi europei, i riscontri dei lavori eseguiti presso un’altra ditta ed infine dalla presentazione della dichiarazione di attività al Comune.
•Cassazione, ordinanza 3284/2018
Reato per l’accollo fiscale utilizzato per pagare i propri debiti fiscali
Integra un reato il pagamento dei debiti fiscali mediante compensazione con crediti di imposta inesistenti attraverso “accollo fiscale” se la condotta viene commessa attraverso modelli standardizzati di evasione fiscale. Ciò perché, in senso negativo, la normativa non prevede il caso dell’accollo mentre, in senso positivo, essa richiede che la compensazione avvenga unicamente tra i medesimi soggetti.
•Cassazione, sentenza 6945/2018
PERSONE FISICHE
Credito d’imposta contestabile anche dopo la scadenza dell’accertamento
L’amministrazione può contestare il credito del contribuente anche oltre la scadenza dei suoi poteri di accertamento. Questo in quanto i termini decadenziali per l’esercizio del potere di accertamento operano limitatamente al riscontro dei suoi crediti e non dei suoi debiti.
•Cassazione, ordinanza 3472/2018
SOCIETÀ E BILANCI
La revoca della dichiarazione di fallimento rende improcedibile il giudizio di opposizione
La sopravvenuta revoca della dichiarazione di fallimento passata in giudicato rende improcedibile il giudizio di opposizione allo stato passivo, attesa la natura endofallimentare di siffatto giudizio, finalizzato all’accertamento del credito limitatamente al concorso allo stato passivo. Infatti non rileva che non vi sia stata la chiusura del fallimento, il quale, quale appendice conseguente alla revoca, ha già esplicato i suoi effetti sul giudizio di opposizione alla stato passivo.
•Cassazione, ordinanza 3075/2018
Legittima la revocatoria della curatela nei confronti di una società di servizi
È ammissibile la revocatoria chiesta dalla curatela con riferimento ai pagamenti percepiti dalla Srl di rimorchiatori per i servizi marittimi portuali forniti alla fallita se, pur nella consapevolezza della non solvibilità della fallita, manca la prova che questi erano obbligatori e non facoltativi. Questo in quanto il pagamento del debito liquido ed esigibile ricevuto del monopolista/creditore nell’anno che precede la dichiarazione di fallimento del somministrato/debitore, resta soggetto alla revocatoria non trovandosi mai il monopolista in una situazione differenziata rispetto agli altri creditori.
•Cassazione, ordinanza 3085/2018
Il fallimento del correntista scioglie il rapporto di conto corrente bancario
Il conto corrente bancario, in quanto contratto di mandato, si scioglie per effetto del fallimento del correntista e gli atti poi compiuti dalla banca sono inefficaci. Questo in quanto l’autorizzazione conferita in via preventiva alla banca da parte del cliente converte l’acquisizione delle somme dovute da terzi al correntista ed il successivo versamento in conto in una rimessa dello stesso cliente sul conto medesimo con l’effetto della rimessa diretta idonea a costituire un deposito a suo favore e la conseguente variazione quantitativa del credito del correntista.
•Cassazione, ordinanza 3086/2018
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