FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: interpelli, integrativa e iscrizione al Vies
L’incapienza del residuo attivo di liquidazione non impedisce l’azione nei confronti dei soci della società di persone estinta. L’interpello per questioni simili non può rappresentare legittimo affidamento per il terzo. Termini più lunghi per l’accertamento ma senza effetti sulla durata della fidejussione Iva originariamente prestata. Dinnanzi al giudice tributario la controversia sulla legittimità della presentazione della dichiarazione integrativa fa salvo il diritto del contribuente a contestare gli errori commessi. Per le società non operative il giudicato esterno relativo agli accertamenti relativi alla condizione di non operatività di una società non produce effetti sul contenzioso instauarato per il diniego sugli interpelli disapplicativi. Da sola la mancata iscrizione al Vies non prova l’inesistenza della cessione intracomunitaria. Sono i temi delle massime delle principali pronunce della Cassazione in materia tributaria e societaria dell’ultima settimana.
L’incapienza del residuo attivo di liquidazione non impedisce l’azione verso i soci
Per le società di persone estinte può sussistere sempre l’interesse legittimo dell’Amministrazione a procurarsi un titolo per procedere esecutivamente nei confronti dei soci anche in caso di incapienza del residuo attivo di liquidazione. Ciò perché i beni ed i diritti, non compresi nel bilancio finale di liquidazione della società poi estinta, potrebbero essere stati previamente trasferiti ai soci in regime di con titolarità, o comunione indivisa e dunque l’interesse creditore procedente è legittimato dal fatto di potere esperire le azioni revocatorie di rispristino.
•Cassazione, sentenza 9672/2018
L’interpello per questioni simili non può rappresentare legittimo affidamento per il terzo
Costituisce erroneo affidamento quello del contribuente che confida nelle affermazioni contenute nella risposta dell’Amministrazione ad un interpello proposto da un terzo su questioni simili a quelle che lo riguardano. Questo in quanto siffatto comportamento non è supportato in alcuna norma di diritto, soprattutto laddove non venga neppure suffragato da disposizioni normative successivamente intervenute.
•Cassazione, ordinanza 9719/2018
Termini più lunghi per l’accertamento ma senza effetti sulla durata della fidejussione Iva originaria
Quando una norma allunga i termini per l’accertamento, la durata della polizza fideiussoria, originariamente posta a garanzia del credito Iva chiesto a rimborso, non viene estesa salvo che non risulti una diversa esplicita previsione contrattuale. Ciò perché, in assenza di una chiara previsione contrattuale, non è possibile sostenere a favore dell’Amministrazione la dilatazione dell’obbligazione di garanzia, che farebbe venir meno la prevedibilità delle obbligazioni contrattuali e del loro peso economico in capo al garante.
•Cassazione, ordinanza 9826/2018
La controversia sulla legittimità dell’integrativa fa salvo il diritto del contribuente a contestare gli errori commessi
Ai fini dell’applicazione intertemporale della normativa via via succedutasi in ordine alla questione di legittimità della presentazione della dichiarazione integrativa vale quanto statuito durante il giudizio dal giudice tributario. Questo in quanto, in tal caso, non si controverte più in tema di dichiarazione integrativa e/o di richiesta di rimborso e prevale così il diritto del contribuente a contestare l’atto impositivo fornendo la prova delle circostanze, anche dovute ad errori e/o omissioni, presenti nella dichiarazione.
•Cassazione, sentenza 9849/2018
Il giudicato esterno relativo alla non operatività senza effetti sul contenzioso per il diniego agli interpelli disapplicativi
Il giudicato esterno a favore del contribuente formatosi sul contenzioso riguardante gli accertamenti emessi per due anni d’imposta consecutivi dall’Amministrazione in base alla condizione di non operatività conseguente al rigetto dell’istanza di interpello disapplicativo per carenza documentale per gli stessi anni non si riverbera sul giudizio relativo all’impugnazione del rigetto dell’istanza di interpello disapplicativo medesima. Questo in quanto la sentenza con cui si accertano gli obblighi d’imposta del contribuente per ciascun anno d’imposta può, a tutto concedere, fare stato soltanto in altri giudizi relativi ad imposte dello stesso tipo dovute per anni d’imposta successivi, sempreché gli elementi costitutivi della fattispecie assumano carattere tendenzialmente permanente.
•Cassazione, ordinanza 9852/2018
Da sola la mancata iscrizione al Vies non prova l’inesistenza della cessione intracomunitaria
Salvo il caso di frode la mancata iscrizione dell’impresa cessionaria comunitaria al Vies non fa venir meno la non imponibilità Iva nelle cessioni intracomunitarie. Infatti, in presenza dei requisiti sostanziali, la mancata iscrizione dell’impresa cessionaria comunitaria al registro Vies, viene relegato alla stregua di requisito meramente formale non rilevante, e comunque non in grado da sé solo, di costituire prova dell’inesistenza dell’operazione di cessione.
•Cassazione, ordinanza 10006/2018
La valutazione del comportamento precedente può portare all’esdebitazione dell’imprenditore fallito
Il beneficio dell’esdebitazione concesso al termine della procedura fallimentare può essere valutato anche sulla base della meritevolezza della condotta dell’imprenditore prima dell’apertura del fallimento. Infatti sui tempi di definizione della procedura concorsuale incidono sempre le modalità operative adottate dall’imprenditore nell’esercizio dei suoi poteri di gestione nella fase precedente la sua apertura.
•Cassazione, ordinanza 9564/2018
Obbligo di restituzione dei pagamenti anticipati dal vettore aereo
La società di servizi aeroportatuali che eroga i propri servizi favore di un vettore aereo poi posto in Amministrazione Straordinaria e riceve da questi pagamenti anticipati nel periodo sospetto avvantaggiandosi rispetto agli altri creditori non soddisfatti, è tenuta poi a restituirli se chiamata in revocatoria successivamente all’apertura della procedura concorsuale. Questo in quanto, nel caso di vettori aerei, non vi è alcuna norma che obbliga la società che presta servizi aeroportuali ad erogarli in assenza dei pagamenti poiché il codice della navigazione (vigente ratione temporis) condiziona l’autorizzazione alla partenza dell’aeromobile all’avvenuta corresponsione delle tasse e dei diritti aeroportuali e parimenti il vettore aereo non può vantare alcun diritto a fruire dei servizi aeroportuali senza il preventivo loro pagamento.
•Cassazione, ordinanza 10117/2018
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