Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: plafond Iva, fallimento e sottrazione fraudolenta

di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti, Gianni Rota

Contro l’avviso di mora non preceduto dagli atti presupposti ricorso a scelta contro l’ente impositore o il Concessionario e senza litisconsorzio necessario. Il Pvc della Guardia di Finanza sottoscritto dal contribuente basta a motivare “per relationem” l’atto impositivo. Anche le cessioni di merci in conto lavorazione contano per la costituzione del plafond Iva fatta salva la valutazione del giudice tributario. Per la revocatoria fallimentare scatta la presunzione di conoscenza dello stato di insolvenza se l’amministratore della società acquirente è lo stesso della venditrice poi fallita. Chiuso il fallimento il fallito può sempre opporsi al creditore procedente che non ha avuto integrale soddisfazione nella procedura. Il rigetto del reclamo avverso il provvedimento del giudice delegato che dichiara inammissibile l’accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento non è ricorribile in Cassazione. Per gli amministratori di diritto il fallimento non presuppone necessariamente il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Non è sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte la vendita a prezzo di mercato delle attrezzature della società da parte dell’amministratore. Sono questi i temi delle massime delle principali sentenze in ambito tributario e societario della Cassazione dal 5 al 9 marzo 2018.

L’omessa verifica dell’atto presupposto costituisce un vizio procedurale

Il contribuente che impugna l’avviso di mora emesso dal concessionario della riscossione contestando l’omessa notifica degli atti presupposti può ricorrere indifferentemente sia nei confronti dell’ente impositore che nei confronti dello stesso concessionario della riscossione ed è ininfluente un litisconsorzio. Intanto perché l’omessa notifica dell’atto presupposto costituisce un vizio procedurale che comporta la nullità dell’atto derivato. Poi è rimessa al concessionario della riscossione la facoltà di chiamare in giudizio l’ente impositore, così che viene meno l’obbligo di instaurare il litisconsorzio.

Cassazione, sentenza 4578-2018


Il Pvc sottoscritto dal contribuente motiva “per relationem” l’atto impositivo

La motivazione dell’atto impositivo può essere “per relationem” se il verbale della Guardia di Finanza, quale atto presupposto, reca la firma del legale rappresentante della società accertata. Questo in quanto, in tema di motivazione “per relationem”, ogni documento richiamato in motivazione nell’atto impositivo si riferisce esclusivamente agli atti di cui il contribuente abbia già legale ed integrale conoscenza.

Cassazione, ordinanza 5183-2018


Nel plafon Iva possono entrare le cessioni di merci in conto lavorazione

Al fine della costituzione del plafond Iva per l’effettuazione di acquisti in sospensione d’imposta possono valere quali cessioni di beni all’esportazione in sospensione d’imposta anche le cessioni in conto lavorazione a società estere perché per la nozione di cessione di beni bisogna tener conto della previsione normativa recata dall’articolo 14 della Direttiva 2006/112/CEE. Essa non si riferisce soltanto al trasferimento di proprietà nelle forme previste dal diritto nazionale ma include qualsiasi trasferimento di un bene materiale effettuata da una parte che autorizza l’altra parte a disporre di fatto di tale bene come se ne fosse il proprietario. Tale valutazione nel merito spetta al giudice tributario che, volta per volta, accerterà se venga contestualmente trasferito anche il diritto di disporre del bene in questione.

Cassazione, ordinanza 5400-2018


L’amministratore non può ignorare lo stato di insolvenza della società

Ai fini dell’esercizio dell’azione revocatoria fallimentare la coincidenza in capo alla medesima persona fisica della carica di legale rappresentante sia nella società acquirente che in quella venditrice poi fallita fa presumere la conoscenza dello stato di insolvenza e del nocumento recato ai creditori. Ciò perché il presupposto soggettivo dell’azione revocatoria promossa nei confronti di società di capitali non conosce criteri differenziati di valutazione dello stato di scienza o ignoranza dello stato di insolvenza, che pertanto si identifica normalmente in quello delle persone fisiche che ne hanno la rappresentanza.

Cassazione, ordinanza 4728-2018


Chiuso il fallimento il fallito può sempre opporsi al creditore procedente

Lo stato passivo fallimentare non ha efficacia di giudicato e pertanto il fallito tornato in bonis, ancorché le ripartizioni effettuate nel fallimento non possano più essere messe in discussione, può comunque opporsi al creditore che non ha avuto integrale soddisfazione nella procedura. Questo in quanto i provvedimenti di ammissione al passivo producono efficacia soltanto ai fini del concorso e dunque il debitore, non essendo vincolato dai provvedimenti di accertamento del passivo della procedura fallimentare, una volta chiuso il fallimento, può sempre contestare i crediti residui ancorché, ab origine, integralmente ammessi al passivo.

Cassazione, ordinanza 4729-2018


Crisi da sovraindebitamento, per l’accordo necessaria la relazione dell’Occ

Il piano per la liquidazione del patrimonio presentato in Tribunale dal debitore a seguito dell’avvio della procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento senza avere allegato la relazione dell’Occ (Organismo di composizione della crisi) deve essere rigettato. Intanto la sua mancanza impedisce al giudice la ricostruzione della situazione economica e patrimoniale del debitore. Poi, se a seguito di reclamo del debitore il giudizio di incompletezza viene confermato dal Tribunale con decreto, il successivo ricorso in opposizione ante la Cassazione è inammissibile in quanto la decisione non è comunque intervenuta nel contraddittorio delle parti con riferimento a diritti soggettivi.

Cassazione, ordinanza 4786-2018


Il fallimento non presuppone la bancarotta fraudolenta patrimoniale

Non c’è alcun automatismo tra fallimento della società e contestazione di bancarotta fraudolenta patrimoniale in capo agli amministratori di diritto della società fallita. Intanto non si può fare discendere dalla semplice accettazione della carica ma occorre prima accertare se essi abbiano avuto consapevolezza di assumersi un rischio. Poi non può neppure desumersi in base alla posizione rivestita a seguito dell’accettazione della carica ma occorre prima verificare se costoro abbiano rinunciato al loro ruolo di garanti del patrimonio aziendale favorendo così le manovre occulte degli altri amministratori di diritto e/o di fatto.

Cassazione, sentenza 9951-2018


Quando c’è sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte

La vendita a prezzo di mercato delle attrezzature della società amministrata da parte del legale rappresentante configura un atto dispositivo che, sebbene potenzialmente pregiudizievole per l’Erario essendo il denaro facilmente occultabile, è privo del carattere fraudolento richiesto per il perfezionamento della sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Questo in quanto per potere ritenere integrato il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte non basta che l’atto dispositivo sia potenzialmente lesivo delle ragioni creditorie dell’Erario, ma occorre anche che non vi corrisponda un controvalore effettivo in denaro o altra utilità in caso di atto a titolo oneroso.

Cassazione, sentenza 10161-2018

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