FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: redditometro, appello tributario, fallimento
Le spese sostenute per la colf possono essere considerate nella rettifica con l’accertamento sintetico. L’appello tardivo fa scattare la responsabilità del difensore per culpa in vigilando anche in caso di omessa comunicazione dalla segreteria della Ctp. Il socio ex amministratore non è legittimato in automatico a opporsi alla dichiarazione di fallimento. Sono alcuni dei temi della rassegna delle massime delle principali pronunce di Cassazione in materia tributaria e societaria depositate nella settimana dal 14 al 18 agosto.
ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO
Le spese sostenute per la colf entrano nella rettifica con l’accertamento sintetico
Entrano nella determinazione del reddito sintetico anche le spese sostenute per la collaboratrice domestica destinata all’assistenza della madre inferma o invalida. In primo luogo, la non sussumibilità quali indice di spesa della retribuzione versata per la collaboratore domestica addetta all’assistenza della madre, deve risultare dalla sentenza impugnata. In secondo luogo, il pagamento almeno in parte della retribuzione della domestica, non deve essere semplicemente esposta nel fatto narrativo del ricorso introduttivo, ma va anche provato, a meno che non trattasi di fatti storici rilevanti e decisivi, il cui omesso esame nella sentenza impugnata avrebbe portata ad una diversa ricostruzione dei fatti di causa.
• Cassazione, sentenza 20141/2017
Redditometro, niente collegamento tra liquidità utilizzata e spese spstenute
Per contrastare la pretesa erariale basata sul redditometro al contribuente basta dimostrare l’entità dei redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte e la durata del possesso. Ciò perché, Questo in quanto, pur potendo non essere sufficiente la prova del semplice “transito” a suo favore di siffatta disponibilità economica, il contribuente non deve fornire la prova del collegamento funzionale tra le entrate e le uscite per gli indici di capacità contributiva. Questo vale anche per il collegamento tra le entrate derivanti da utilizzazioni di liquidità e le uscite per le spese di gestione e per incrementi patrimoniali.
• Cassazione, sentenza 20143/2017
L’appello tardivo fa scattare la responsabilità del difensore anche per l’omessa comunicazione dalla segreteria della Ctp
L’omessa comunicazione al difensore domiciliatario da parte del cancelliere della Commissione tributaria, dell’avviso di trattazione e del successivo dispositivo della sentenza di primo grado, non consente la rimessione in termini del difensore domiciliatario ai fini della proposizione del ricorso in appello. In primo luogo, perché il termine dell’impugnazione decorre sempre dalla data di deposito della sentenza e non dalla comunicazione che di siffatto deposito svolge il cancelliere a favore delle parti in quanto mera attività informativa estranea al procedimento di pubblicazione senza requisito di efficacia. In secondo luogo, perché, in caso di mancata comunicazione, è obbligo precipuo del difensore domiciliatario attivarsi per verificare se, a causa di un mancato adempimento della cancelleria, siano state svolte attività processuali a sua insaputa.
• Cassazione, ordinanza 20144/2017
SOCIETÀ E BILANCI
Lo stato di insolvenza della banca cooperativa si determina in base al deficit patrimoniale
Lo stato di insolvenza della banca sottoposta a liquidazione coatta amministrativa è sempre da riferirsi al momento di emanazione del provvedimento di liquidazione. Questo in quanto, nel momento in cui vengono meno le condizioni di liquidità e credito per l’esercizio dell’attività d’impresa, per valutare il possibile grado di reversibilità della crisi, basta verificare il deficit patrimoniale, indice rivelatore degli inadempimenti complessivi maturati e dell’eventuale mancanza di liquidità . Pertanto, con riferimento alla situazione patrimoniale (nel gennaio 2009 c’erano crediti in sofferenza incagliati per circa 10,7 milioni di euro, una perdita di esercizio per circa 4 milioni, altri immobilizzi infruttiferi ed elevati oneri per la raccolta, con patrimonio assorbito dal deficit di circa 867 mila euro, oltre che sbilancio tra debiti verso clienti per 10,8 milioni di euro e crediti per 7,2 milioni, e liquidità ridotta a 52mila euro), è sufficiente la perizia del Ctu che aveva concluso per un patrimonio netto negativo al 13 febbraio 2007 per 2,25 milioni.
• Cassazione, sentenza 20186/2017
Il socio ex amministratore non è legittimato in automatico a opporsi alla dichiarazione di fallimento
Nel caso società di capitali il socio, indipendentemente dalla misura della partecipazione detenuta, se intende opporsi alla dichiarazione di fallimento intervenuta nei confronti della società, deve provare il proprio interesse concreto e diretto. Questo in quanto, ancorché l’articolo 18 della legge fallimentare legittimi all’opposizione qualunque interessato, anche nel caso in cui costui abbia rivestito in passato l’incarico di amministratore non gode di legittimazione automatica al reclamo ed è tenuto ad assolvere preventivamente tale onere probatorio.
• Cassazione, sentenza 20187/2017
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