Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: royalties, incentivi, avviamento negativo

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di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

Nessun sindacato di merito per le royalties pagate dalla controllata che non ha incrementato i propri ricavi. Il contribuente deve provare deducibilità ed inerenza dei costi registrati nella sua contabilità. Non si può correggere l’Unico nel quale sono stati omessi gli incentivi per il settore commercio. La mancata presentazione del 770 non prova il reato di omesso versamento di ritenute “oltre soglia”. Registro ed ipocatastali fisse per il conferimento di beni immobili in trust. Anche un avviamento negativo rileva per la cessione d’azienda ai fini del registro. Sentenza dichiarativa di fallimento, nel reclamo sempre sanabile la mancata costituzione in giudizio della resistente. Serve analizzare l’attività concreta per verificare la fallibilità della società cooperativa tra imprenditori agricoli. Sono i temi della rassegna delle massime relative alle principali pronunce in materia tributaria della Cassazione nella settimana dal 15 al 19 gennaio.

ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO

Nessun sindacato di merito per le royalties pagate dalla controllata che non ha incrementato i propri ricavi

L’Amministrazione non può sindacare l’inerenza ai fini fiscali di un costo relativo alle royalties per l’uso di un marchio basato sul solo incremento dei ricavi aziendali anche se il costo per le royalties per la controllata non può comunque dirsi fiscalmente correlato ai ricavi se questi provengono da commesse della stessa capogruppo che ha concesso in affitto il marchio.

Cassazione, ordinanza 450/2018

Il contribuente deve provare deducibilità ed inerenza dei costi registrati nella sua contabilità

In tema di determinazione del reddito d’impresa, l’esistenza di una regolare contabilità impedisce soltanto il ricorso all’accertamento induttivo, ma non obbliga l’Amministrazione a riconoscere l’esistenza di costi registrati nelle scritture contabili o la loro inerenza. Questo in quanto l’onere della prova circa l’esistenza di fatti che danno luogo a oneri e costi deducibili non incombe sull’Amministrazione bensì sul contribuente che ne invoca la deducibilità.

Cassazione, sentenza 439/2018

Non si può correggere l’Unico nel quale sono stati omessi gli incentivi per il settore commercio

Il credito d’imposta concesso per incentivare il settore commercio di cui alla Legge 449/1997 deve essere indicato nella dichiarazione relativa al periodo d’imposta in cui il beneficio è accordato. Questo in quanto il beneficio fiscale ha valore di atto negoziale e integrando una dichiarazione di volontà e non di scienza determina l’irretrattabilità della dichiarazione, alla quale è dunque inapplicabile il generale principio di emendabilità salvo che il contribuente non dimostri l’essenzialità e obiettiva conoscibilità dell’errore.

Cassazione, sentenza 610/2018

La mancata presentazione del 770 non prova il reato di omesso versamento di ritenute oltre soglia

La valenza indiziaria della sola presentazione del modello 770 quale prova del rilascio delle certificazioni è esclusa dal legislatore, che altrimenti avrebbe punito con la sanzione penale l’omesso versamento, oltre soglia, delle ritenute risultanti dal modello 770 e non già delle ritenute risultanti dalle certificazioni rilasciate ai sostituiti. A riprova di ciò, solo a seguito dell’introduzione dell’art. 7, comma 1, lett. b) del Dlgs 158/2015 il titolo del reato di cui all’art. 10-bis del D. Lgs. 74/2000 è stato esteso da “omesso versamento di ritenute certificate” in “omesso versamento di ritenute dovute o certificate”, a conferma che la norma previgente richiedeva, sotto il profilo probatorio, oltre all’omesso versamento delle ritenute risultanti dalle certificazioni anche la prova del loro rilascio ai sostituiti.

Cassazione, sentenza 1439/2018

Registro ed ipocatastali fisse per il conferimento di beni immobili in trust

Al conferimento in trust di beni immobili non si applicano le imposte proporzionali di registro e ipo-catastali di cui agli articoli 1, 9 e 3 della Tariffa, Parte Prima allegata al Dpr 131/1986 bensì quello residuale disciplinato dall’art. 11 della stessa Tariffa, con conseguente applicabilità dell’imposta in misura fissa. Ciò perché la norma residuale si rende applicabile anche al passaggio dei beni e/o diritti in capo al trust quale prestazione a contenuto patrimoniale da intendersi ex se quale prestazione onerosa, mentre solo il momento del passaggio dei beni dal disponente al beneficiario sancisce il definitivo trasferimento dei beni immobili con insorgenza dell’obbligo di corresponsione dell’imposta proporzionale di registro.

Cassazione, sentenza 975/2018

Anche un avviamento negativo rileva per la cessione d’azienda ai fini del registro

Nella determinazione del valore venale dell’azienda ceduta, l’avviamento può pesare anche se risulta essere negativo, nel caso in cui il prezzo di cessione concordato risulti essere inferiore al valore patrimoniale “netto” cioè la differenza tra attività e passività aziendali. Ciò perché non può mai fondatamente escludersi l’impatto fiscale conseguente ad un valore di avviamento scontato in ragione della fondata previsione di perdite future, ancorché l’interesse dell’acquirente sia volto al successivo ricupero di redditività dell’azienda.

Cassazione, sentenza 979/2018

SOCIETÀ E BILANCI

Sentenza dichiarativa di fallimento, nel reclamo sempre sanabile la mancata costituzione in giudizio della resistente

Nel giudizio di reclamo avverso la sentenza dichiarativa di fallimento il mancato rispetto del termine per la costituzione della parte resistente da intendersi, pur in mancanza di una norma espressa, come termine perentorio non determina, per colui che vi sia incorso, alcuna decadenza dal diritto di opporsi. Questo in quanto la parte resistente può sempre intervenire nel procedimento producendo nuovi documenti ed indicando altresì i mezzi di prova di cui intende avvalersi per dimostrare la sussistenza dei presupposti di fallibilità.

Cassazione, ordinanza 764/2017

Serve analizzare l’attività concreta per verificare la fallibilità della società cooperativa tra imprenditori agricoli

L’accertamento di merito della fallibilità della società cooperativa fra imprenditori agricoli obbliga sempre il giudice a procedere alla verifica: a) della forma sociale e della qualità dei soci; b) dello svolgimento di attività agricola in senso proprio o di attività agricola connessa, anche esclusiva, da parte della società; c) dell’apporto prevalente dei soci o della destinazione prevalente ai soci di beni e servizi diretti alla cura ed allo sviluppo del ciclo biologico. Questo in quanto è necessario sia verificare le clausole statutarie ed il loro tenore che l’attività d’impresa in concreto svolta senza alcuna possibilità di sovrapposizione dello scopo mutualistico in quanto il concetto di “prevalenza” dell’attività agricola non deve essere confuso con il concetto di “mutualità prevalente” proprio delle società cooperative anche commerciali.

Cassazione, ordinanza 831/2017

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