Controlli e liti

Fondo perduto, le Entrate bloccano società già coinvolte in frodi e partite Iva inattive

Niente contributi a soggetti ritenuti pericolosi grazie anche ai dati dell’e-fattura. In arrivo il protrocollo con la GdF

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Le Entrate giocano d’anticipo e bloccano il contributo a fondo perduto a soggetti già coinvolti in frodi fiscali o a forte rischio. I controlli effettuati dal nucleo antifrode dell’Agenzia hanno consentito di non erogare l’aiuto destinato a sostenere le attività economiche (professionisti esclusi) che hanno subito un calo di fatturato e corrispettivi di almeno il 33% ad aprile 2020 rispetto allo stesso mese 2019 e non hanno superato i 5 milioni di euro di ricavi lo scorso anno.

Mentre i fondi già erogati sono saliti a 4,2 miliardi (poco più dei due terzi dei circa 6,2 miliardi messi a disposizione dal decreto Rilancio nonostante il termine di presentazione delle istanze scada per la maggior parte dei potenziali beneficiari il 13 agosto), l’incrocio dei dati a disposizione dell’amministrazione finanziaria ha consentito di individuare preventivamente situazioni in forte pericolo di frode che non avrebbero avuto diritto al contributo e di non procedere al bonifico. Ma non solo, perché questi richiedenti sono stati anche convocati presso gli uffici competenti dell’Agenzia e sono partite anche le segnalazioni alle Procure per il versante penale che dovrà approfondire l’indebita percezione del contributo.

Come anticipato, il nucleo antifrode delle Entrate ha considerato sia la “storia”, ossia il pregresso coinvolgimento di alcuni richiedenti in frodi fiscali, sia l’analisi dei dati della fatturazione elettronica. Queste ultime informazioni, in particolare, hanno consentito di evidenziare situazioni anomale legate a soggetti la cui partita Iva è rimasta quiescente o addirittura inutilizzata per lungo tempo ed è stata improvvisamente “risvegliata” proprio per richiedere il contributo che prevede un importo minimo di 1.000 euro per le persone fisiche e di 2mila per le società. In sostanza, una sorta di «scatole vuote» (ri)utilizzate nell’occasione soltanto per incassare l’aiuto che, va ricordato, è stato varato per dare un sostegno ad attività commerciali, artigianali, agricole e altro dopo il lockdown e la conseguente carenza di liquidità.

Il duplice intento di chi è realmente in difficoltà e di bloccare i tentativi fraudolenti sarà ulteriormente perseguito anche grazie alla collaborazione tra agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza. È in arrivo, infatti, un protocollo per creare una sorta di task force in grado proprio di contrastare i fenomeni criminali legati all’indebita percezione del beneficio. Vale la pena ricordare che l’Agenzia, proprio per garantire la celerità dei pagamenti, aveva deciso di rinviare i controlli di merito sui requisiti soggettivi e oggettivi per la spettanza solo dopo l’erogazione. Una modalità operativa che, come dimostrano i numeri, è stata mantenuta, salvo individuare anticipatamente le situazioni più pericolose che avrebbero comportato anche una difficoltà di recupero successivo.

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