Grandi gruppi, primo accordo con il Fisco
La parola d’ordine anche per il 2017 è «compliance». E dalle parole subito ai fatti. Oltre a ribadirlo a tutti i dipendenti con una lettera inviata nei giorni scorsi, la direttrice dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, con il direttore centrale accertamento, Aldo Polito, ha chiuso in questi giorni il primo accordo di cooperative compliance con una grande impresa italiana. Ieri, infatti, è stata ufficializzata dall’amminsitrazione finanziaria la consegna della «tessera n. 1» di adesione al nuovo regime introdotto dalla delega fiscale, attuato con il decreto sulla certezza del diritto (n. 158/2015). E che, in sintesi, punta a promuovere forme di comunicazione e di cooperazione rafforzata tra Fisco e grandi contribuenti dotati di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. Il primo tesserato è una delle principali family company italiane: la Ferrero Spa con un fatturato consolidato di gruppo di oltre 9 miliardi di euro. Ad entrare nel regime dell’adempimento collaborativo non è solo la capogruppo, ma anche le quattro società controllate (Ferrero Commerciale Italia Srl, Ferrero Industriale Italia Srl, Ferrero Management Services Italia Srl e Ferrero Technical Services Srl) così come emerge chiaramente dall’elenco pubblicato sul sito istituzionale delle Entrate.
Come rimarcato ieri dalla stessa Agenzia si tratta del primo tassello di un progetto più ampio che interesserà altri attori di rilievo nel panorama economico italiano e che mira ad assicurare certezza del diritto soprattutto in camnpo tributario. A seguire arriveranno le tessere n. 2 e n. 3 anche per altre grandi multinazionali e imprese italiane cui sta lavorando da tempo l’ufficio cooperative compliance, istituito all’interno della Direzione centrale accertamento, proprio per gestire questa fase di avvio del nuovo istituto. Dopo la Ferrero, infatti, si potranno chiudere gli interpelli di altri “grandi attori” come quelli bancari. Poi sarà ancora il turno delle imprese che operano nel settore petrolifero e, come ha spiegato il direttore centrale accertamento Aldo Polito, si registrano i primi interessamenti anche di grandi gruppi del comparto assicurativo. Il percorso di definizione non è comunque breve e semplice. «Ci muoviamo con molta cautela, controllando meticolosamente ogni singolo dato» ha chiarito ancora Polito. Per la prossima tessera saranno necessari, dunque, almeno un paio di mesi ancora.
I provvedimenti di ammissione delle società del Gruppo Ferrero, ad esempio, sono stati portati a conoscenza dei contribuenti negli ultimi giorni del mese di dicembre a conclusione del procedimento di verifica dei requisiti di ammissibilità per l’accesso al regime. Nel corso del procedimento di ammissione, ha ricordato la nota dell’Agenzia, è stata riscontrata la coerenza del sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale del gruppo con i «requisiti essenziali» del Tax Control Framework previsti dalla legge, così come dal provvedimento delle Entrate del 14 aprile scorso che ha fissato i requisiti soggettivi e le modalità di accesso e dalle stesse linee guida riportate nei documenti Ocse pubblicati in materia.
L’accesso volontario al nuovo regime di adempimento collaborativo e di gestione del rischio fiscale è riservato ai soggetti residenti e non residenti con volume d’affari o ricavi oltre i dieci miliardi di euro. Ma con alcune eccezioni, come quella della stessa Ferrero che già dal lontano 2013 ha puntato sull’idea di un cooperazione rafforzata con il Fisco italiano. L’altra via di ingresso al regime, infatti, è quella riservata alle società che hanno un miliardo di euro di fatturato e hanno presentato istanza di adesione al «Progetto Pilota», avviato dall’Agenzia nel 2013. Una terza via di ingresso alla cooperative compliance che supera i limiti dimensionali appena indicati è riservata alle sole imprese che attuano gli obblighi indicati dall’agenzia delle Entrate, nelle risposte fornite a seguito di istanza di interpello sui nuovi investimenti. I contribuenti in possesso dei requisiti che aderiscono al regime devono, poi, dimostrare di essere in possesso di un’efficace sistema di controllo del rischio fiscale inserito nel contesto della governance aziendale e di controllo interno.
Occorre sottolineare che sul fronte della cooperative compliance il Fisco italiano sta lavorando da Paese pilota per gli altri partner europei. Per l’Agenzia, infatti, con la piena entrata a regime della cooperative compliance, «il sistema tributario compie un deciso passo avanti allineandosi agli orientamenti oramai prevalenti a livello internazionale».