Controlli e liti

I costituzionalisti promuovono la sentenza

di Patrizia Maciocchi

Una sentenza molto coraggiosa e molto intelligente; la risposta all'esigenza di una giustizia più snella. A promuovere la decisione del giudice di Bari sono due presidenti emeriti della Corte Costituzionale: Piero Alberto Capotosti e Cesare Mirabelli.
«È un caso che chiarisce bene cosa si intende quando si dice che spetta al giudice interpretare le leggi escludendo qualunque criterio automatico - afferma Capotosti -. Trovo che sia una sentenza molto intelligente e molto coraggiosa. La legge delega è già in realtà una legge, che svela la volontà del legislatore di depenalizzare il reato, ed è applicabile anche prima dei Dlgs. A sostegno di questa tesi il giudice invoca il principio del favor rei, immanente nell'ordinamento giuridico italiano, e l'articolo 2 del codice penale che impone l'applicazione della legge più favorevole al reo in caso di norme contraddittorie nella loro successione temporale. Il giudizio di assoluzione è fondato e degno di rispetto».
Per Cesare Mirabelli la strada scelta è un po' spiccia ma il fine giustifica i mezzi. «È una sentenza che risponde a un'esigenza di giustizia sostanziale e di semplificazione giurisprudenziale - sottolinea Mirabelli - forse un po' audace, ma il giudice ha dalla sua qualche buona ragione. Le vie percorribili erano due: quella formalmente più corretta suggeriva di sollevare una questione di illegittimità costituzionale dell'articolo 2 del codice penale, per la parte in cui non prevede per le leggi di delegazione l'applicazione della norma più favorevole indipendentemente dai decreti legislativi di attuazione. È stata invece scelta la soluzione più "spiccia" di rispettare la volontà del legislatore, senza aspettare i Dlgs che produrrebbero lo stesso risultato. Il giudice ha anticipato gli effetti di una legge delega molto positiva perché attua una depenalizzazione ampia e lascia al datore la possibilità di salvarsi versando i contributi omessi entro tre mesi dall'accertamento con un effetto che ha la funzione di indurre a un ravvedimento».
Per Mirabelli tutto sommato va bene la "scorciatoia" ma c'è una contraddizione nell'evitare all'imputato anche le sanzioni amministrative: «Il giudice ha voluto evitare, come fanno molti tribunali, di far slittare la decisione in attesa che il percorso normativo sia concluso e ha anche fatto a meno di depositare una sentenza di condanna i cui effetti sarebbero stati inevitabilmente cancellati dopo i Dlgs. Però non si può dire che la condotta contestata non è più reato ma non è ancora illecito amministrativo: se la legge delega ha avuto la forza di trasformarlo è già un illecito. Semmai il problema può essere quello di individuare l'autorità competente a sanzionarlo ma è un compito che spetta al Governo nell'attuazione della delega oppure si risolve in via interpretativa.

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