Il bonus alle Startup rischia di lasciare a terra le idee innovative
Gli incentivi per chi investe nelle startup innovative, ampliati e prorogati dalla legge di bilancio, raggiungeranno davvero il loro scopo? Le nuove imprese dotate dei requisiti delle startup innovative e in possesso di idee stimolanti otterranno i capitali necessari per sviluppare i loro progetti? La domanda è d’obbligo, poiché non è detto che una detassazione a pioggia come quella prevista dalla legge di bilancio sia in grado di porre in collegamento i potenziali investitori con gli imprenditori che stanno avviando nuove attività. Il tutto, si badi bene, dopo che la Ue avrà concesso il necessario nulla osta preventivo.
La legge di bilancio 2017 ha incrementato notevolmente gli incentivi fiscali per chi investe in start up innovative che sono scaduti il 31 dicembre 2016. Da quest’anno, le persone fisiche che versano capitale alle start up innovative (come definite dall’articolo 25, commi 2 e 3, del Dl 179/2012), anche attraverso organismi collettivi di investimento, possono usufruire di una detrazione Irpef del 30% sulla somma versata con un tetto di milione all’anno.
Chi ha redditi capienti per recuperare la detrazione, potrà dunque risparmiare fino a 300 mila euro all’anno. Per le società investitrici il beneficio è inferiore, ma pur sempre rilevante: si dedurrà dall’imponibile Ires il 30% del capitale versato con un tetto di 1,8 milioni (risparmio massimo annuo di circa 130 mila euro).
Questo forte potenziamento degli incentivi è previsto in modo automatico e non selettivo. Caratteristica che, se da un lato è positiva, in quanto rende semplice e sicuro l’ottenimento del beneficio (dopo, però, che sarà arrivata l’autorizzazione Ue), dall’altro rischia di essere sfruttata solo da chi aveva già previsto di capitalizzare la startup, cioè di destinare risorse alla nuova iniziativa a prescindere dalla sua appetibilità, magari perché realizzata in ambito famigliare o da imprenditori già conosciuti. In tal modo, il dubbio che sorge è che possano invece essere lasciate in disparte imprese dotate di invenzioni e progetti interessanti, ma non attrezzate nella ricerca di investitori finanziari.
A questa mancanza di effetti premiali per i progetti imprenditoriali più meritevoli, tipica di un incentivo a pioggia, dovrebbero sopperire gli organismi di investimento collettivo, ma anche in questo caso si tratta più di una speranza che di una certezza.
Un secondo limite della disposizione è la necessità del preventivo nulla osta comunitario, che rende l’incentivo non immediatamente applicabile e che rischia di creare un periodo di blocco delle risorse apportate alle startup da parte di potenziali investitori.