Il debutto di Ruffini: «Far pace con i cittadini non con gli evasori»
Il traffico delle proroghe più o meno puntuali e più o meno parziali, insieme alla platea mobile dello split payment 2.0, non hanno forse disegnato lo scenario migliore per il debutto. Ma nella sua prima uscita pubblica, ieri al convegno di Confcommercio sull’economia sommersa, il neo-direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini si è ovviamente tenuto lontano dai problemi dell’agenda di questi giorni, figli di decisioni ministeriali e precedenti al suo insediamento ufficiale, ma ha indicato le parole chiave di quello che si può considerare una sorta di programma di mandato.
A partire da «ascolto»: la prima mossa, ha promesso Ruffini, sarà l’avvio di «una rapida stagione di ascolto e di condivisione di idee con le categorie, le imprese, i professionisti, le organizzazioni sindacali, il terzo settore e tutti gli attori del sistema Italia». Un confronto «rapido» per passare presto all’azione, con l’obiettivo di «fare pace con i cittadini, ma non con chi ha come unico obiettivo l’evasione fiscale. Mi piacerebbe che l’agenzia delle Entrate diventasse un vostro socio - azzarda Ruffini suscitando qualche reazione rumorosa nella platea dei piccoli imprenditori - che però non si presenta solo per la distribuzione degli utili ma contribuisce alla vostra crescita, con un servizio di consulenza e con meno adempimenti».
Le indicazioni di Ruffini arrivano in risposta alla «strategia dei tre meno: meno spesa pubblica improduttiva, meno tasse e meno evasione» lanciata dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. L’eccesso di peso del fisco, in valore e in fatto di adempimenti, sono una delle determinanti dell’evasione misurata dallo studio presentato ieri da Confcommercio, che spiega una quota del «nero» anche con lo squilibrio fra le richieste della Pa e la percezione dei servizi. Se tutta Italia si allineasse alle performance migliori del Trentino Alto Adige, spiega per esempio lo studio, si potrebbe recuperare un gettito da 11,6 miliardi all’anno: e con controlli più efficaci, un taglio delle aliquote locali e una strada più aperta agli adempimenti spontanei si arriverebbe a 42,8 miliardi all’anno.
A parte i numeri, difficili da calcolare al dettaglio, l’incrocio fra il peso del fisco e la propensione all’evasione è un grande classico nelle discussioni sul tema. E la macchina fiscale, come riconosce la stessa Confcommercio, ha fatto qualche passo riducendo di sette decimali la pressione negli ultimi tre anni. Il taglio di tasse è stato più consistente «calcolando gli 80 euro per quello che sono, riduzione fiscale e non spesa pubblica», rilancia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che conferma la volontà del governo di proseguire su questa strada con la legge di bilancio. «La riforma del 2015 - rivendica - ha permesso al fisco di cambiare radicalmente atteggiamento, e l’abbassamento della pressione fiscale ha aiutato la crescita. Ma bisogna fare selezione, perché non tutti i tagli di tasse hanno lo stesso effetto».
La selezione è tema decisivo anche nella vita quotidiana del fisco. Negli ultimi due anni, come ricorda lo stesso Ruffini, «gli atti inviati ai contribuenti sono diminuiti di sei milioni ma gli incassi sono aumentati». Non si è all’anno zero, insomma, ma il cammino verso una ritrovata «fiducia reciproca» tra fisco e contribuenti è ancora lungo e va percorso «un passo alla volta».