Il decollo della plastic tax rinviato di altri sei mesi: si parte il 1° gennaio 2022
Troppo vicina la scadenza del 1° luglio soprattutto in assenza dei provvedimenti esecutivi
Ancora un rinvio per la plastic tax, che la bozza di decreto Sostegni bis allunga al 1° gennaio 2022. Dunque, le imprese avranno ancora altri sei mesi per preparare il terreno ad un’imposta che si presenta, nella sua forma attuale, come dirompente e sulla quale pesano le troppe incognite applicative per l’assenza dei gli attesi provvedimenti esecutivi demandati all’autorità doganale.
In effetti il 1° luglio 2021 si presentava come un vero e proprio salto nel buio dovuto, in parte, alla scarsa preparazione delle imprese e, in parte, all’assenza di regole operative definite, che gli stakeholders come Assonime hanno da ultimo segnalato a più riprese. Per queste ragioni, il Governo ha accolto le istanze del mercato differendo ancora, per la terza volta, l’entrata in vigore dell’imposta che grava sui manufatti in plastica monouso destinati al contenimento ed alla protezione di merci ed alimenti (i cosiddetti MACSI).
In realtà, ora che è disposto il rinvio, la scommessa del prossimo secondo semestre è duplice, sia per le imprese, sia per l’amministrazione.
Per gli operatori, infatti, è ora assolutamente necessario attrezzarsi per poterlo correttamente gestire. In quest’ottica, la prima mossa è l’analisi oggettiva dei beni soggetti all’imposta e quella dei flussi. In concreto, occorre comprendere se l’azienda movimenta dei MACSI, se li produce, se li importa, se li acquista dall’Ue o dal mercato domestico; e prima ancora occorre comprendere se il prodotto interessato è o non è un MACSI, impresa non sempre agevole, visto che tali sono per esempio anche i semilavorati.
Per l’amministrazione, visto che la norma demanda all’Agenzia Dogane e Monopoli l’adozione di un provvedimento esecutivo del tributo, è invece opportuna una pubblicazione di tale atto, l’unico che può consentire alle imprese di preparare un cambiamento che non può essere gestito in poche settimane.
Sono ancora tanti, nel merito, i dubbi e questioni aperte per la plastic tax, anche e soprattutto in esito alla meritoria pubblicazione dei primi, non risolutivi, documenti informali condivisi dalla stessa Dogana il 18 febbraio scorso.
Sull’oggetto del tributo, si conferma infatti la sua (iper)estensione normativa che, oltre ad essere di dubbia utilità, rimane di difficile gestione. Sono infatti tassati i semilavorati, che ADM definisce con un difficile giudizio di “idoneità” a costituire involucro o parte di involucro di merci o di prodotti alimentari.
Si individuano poi nuove categorie di soggetti interessati dal tributo: oltre ai fabbricanti, ai committenti, agli importatori ed agli acquirenti intra UE, si aggiungono, tra gli altri, i trasformatori di MACSI che utilizzano merci “ad imposta assolta” e gli “esercenti attività economica”, ossia tutti i soggetti che maneggiano e detengono MACSI.
Vi è poi il tema della rivalsa e dei rimborsi, facoltativi ma di fatto necessari se per il recupero dell’imposta occorre “indicare distintamente nella fattura emessa per l’operazione i dati che permettono di calcolare l’imposta incorporata nell’ammontare del corrispettivo complessivo, ed in particolare: la natura, qualità e quantità dei MACSI ceduti, la massa di plastica vergine in essi contenuta, nonché l’ammontare dell’imposta liquidata”.
Insomma, ancora un lungo percorso da fare per un sistema nuovo e ad alto impatto soprattutto sul piano IT.