Controlli e liti

Il neodirettore delle Entrate Ruffini: «Va aiutato chi alza la saracinesca tutti i giorni»

di Marco Mobili e Giovanni Parente

«Meno burocrazia, carta e timbri, meno adempimenti, ingiustizie, meno distacco dalla vita reale di chi produce, meno distanza dalla lingua italiana e, se saremo bravi, anche meno balzelli». Da Ernesto Maria Ruffini, neodirettore delle Entrate “fresco” anche dell’ok della Corte dei conti alla registrazione della sua nomina (si veda quanto anticipato ieri su queste colonne), arriva un messaggio chiaro ai dipendenti dell’Agenzia. Nella lettera indirizzata alle quasi 40mila unità del personale dell’Agenzia, emergono le linee di quella che sarà la sua azione a via Cristoforo Colombo. «L’agenzia delle Entrate può, in realtà, rappresentare un nuovo motore di sviluppo per tutto il Paese perché questa evasione blocca la crescita; perché un sistema fisco più efficiente e chiaro crea e attrae nuovi investimenti, anche internazionali; perché dobbiamo rendere più leggero lo sforzo di chi ogni mattina alza la saracinesca della propria impresa». Impegno, pèazienza e responsabilità sono le tre parole invocate dal neodirettore per far crescere la compliance (o come come lo definisce lui «il rispetto dell’obbligo tributario». Il tutto «con un’azione costante nel tempo e articolata nei mezzi: norme chiare e ordinate, istruzioni tempestive, interpretazioni imparziali, adempimenti più semplici con strumenti moderni, flessibili e testati, accertamenti basati sulla sostanza e motivati in modo impeccabile, presenza attenta nelle sedi giurisdizionali. E su tutto e prima di tutto, ascolto continuo e dialogo instancabile con i cittadini».

Cittadini prima di tutto. «Non appartengo alla squadra di chi sostiene che gli italiani - scrive il neodirettore - hanno nel proprio Dna la furbizia dell’evasore. Non esiste questo tratto genetico. A chi in Agenzia vede gli italiani come contribuenti prima che come cittadini, come evasori prima che come contribuenti, consiglio di cambiare approccio in tempi rapidissimi».

Un messaggio di e per il cambiamento. E per sottolinearlo Ruffini prestito le parole di Martin Luther King: «Può darsi che non siamo responsabili per la situazione in cui ci troviamo, ma lo diventeremo se non facciamo nulla per cambiarla». Anche perché l’obiettivo deve essere quello di rendere meno lunare il rapporto con i cittadini. «Nei giorni in cui viene celebrato il primo uomo che camminò sulla Luna, riducendo le distanze fra il nostro pianeta e il suo satellite, mi piace pensare che riusciremo a ridurre le distanze fra fisco e cittadini, contribuendo alla costruzione di un’Italia più moderna, più coesa ed equa. Perché “diventeremo responsabili noi se non faremo nulla”».

Un pensiero anche ai professionisti. «Ho avuto modo di leggere ed approfondire le tante istanze di vari e autorevoli corpi intermedi del tessuto sociale, produttivo, associativo o professionale. Istanze costruttive, ma anche sirene d’allarme verso Agenzia, sul modello di Agenzia e nei confronti delle nostre dinamiche. Allarmi che mettono in evidenza un rapporto difficile che - al di là di legittime rivendicazioni - deve trovare una nuova password di dialogo e collaborazione e quindi di crescita». Per questo Ruffini invoca «più rispetto per il professionista, per l’intermediario fiscale, ma anche più rispetto e considerazione per chi, ogni giorno, indossando la maglia dello Stato, deve far rispettare leggi e regole».

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