Il ritardo si rimedia con il ravvedimento
Nel caso in cui la registrazione della dichiarazione di successione sia omessa, si applica una sanzione che va dal 120 al 240 per cento dell’imposta liquidata; e, se non è dovuta imposta, si applica la sanzione amministrativa da 250 a 1.000 euro.
Se invece la dichiarazione è presentata con un ritardo non superiore a trenta giorni si applica la sanzione amministrativa dal 60 al 120 per cento dell’imposta liquidata; e, se non è dovuta imposta, si applica la sanzione amministrativa da 150 a 500 euro.
Il tardivo versamento dell’imposta comporta invece l’applicazione della sanzione del 30%, calcolata sull’importo non versato. Tuttavia, prima che avvenga l’accertamento d’ufficio si può effettuare il cosiddetto “ravvedimento operoso”, mediante il quale è possibile regolarizzare versamenti di imposte omessi o insufficienti, beneficiando della riduzione delle sanzioni.
In particolare, se il pagamento è effettuato:
entro 15 giorni dalla scadenza, la sanzione è ridotta a un 1/10 della metà (1,5 per cento) e ulteriormente ridotta di 1/15 per ogni giorno di ritardo (in sostanza, la sanzione è dello 0,1 per cento per ogni giorno di ritardo);
entro 30 giorni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/10 della metà (e, quindi, all’1,5 per cento);
entro 90 giorni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/9 della metà (e, quindi, all’1,67 per cento);
entro 1 anno dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/8 (e, quindi, al 3,75 per cento);
entro 2 anni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/7 (e, quindi, al 4,29 per cento).
oltre 2 anni dalla scadenza, la sanzione è pari a 1/6 (e, quindi, pari al 5 per cento).
Il pagamento spontaneo deve comprendere l’imposta dovuta, gli interessi - calcolati al tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato a quello in cui viene effettivamente eseguito - e la sanzione in misura ridotta. Per le imposte autoliquidate per le successioni occorre utilizzare il modello F24.